«Utilizzo immagini, ideogrammi, come fossero lettere di un alfabeto, creando uno stile narrativo, cercando l’equilibrio piú appropriato tra gli elementi, i colori e il ritmo della composizione». Queste le parole di Danilo Pellegrini che piú di altre permettono di comprendere ed apprezzare la sua ricerca artistico-fotografica, presentata pochi giorni fa a Lugano nelle sale della Mya_Lurgo_Gallery, dove sarà possibile avvicinarsi alla poetica di questo artista fino al 30 aprile.
Il percorso espositivo è articolato in modo tale da permettere al visitatore di abbracciare a 360° la produzione di Pellegrini, spaziando dalla fotografia “tradizionale”, ai collages, al cortometraggio. In questo, intitolato L’albero dei ricordi, memorie di un’anziana signora sono rievocate da immagini, voci e rumori di sottofondo in un gioco di accostamenti ottici e sonori che accentuano il carattere nostalgico del momento, il quale trova il suo apice nell’infantile passatempo di una bambina (la signora ritornata giovane nei suoi ricordi) intenta a disegnare un albero con il latte rovesciato a terra.
Il cortometraggio è sicuramente l’esempio piú evidente della formazione cinematografica di Pellegrini, ma reminiscenze filmiche sono alla base anche del corpus piú importante dell’attività di questo eclettico artistica. Le sue composizioni fotografiche, infatti, oltre a proporre a chi le osserva una nuova interpretazione di un determinato soggetto, possono assumere il significato di una pellicola cinematografica la cui sceneggiatura deve essere completata non dal “regista” ma dallo spettatore. La breve serie dedicata ai Grandi Autori (Antonioni, Kurosawa e Kubrik, per citarne alcuni), esposta alla mostra luganese, rimarca ulteriormente il debito dell’artista nei confronti dell’affascinante mondo del cinema, in questo caso anche fonte d’ispirazione per composizioni artistiche.
[oblo_image id=”1″]Realizzati tramite l’accostamento di piccoli tasselli ottenuti da immagini piú grandi, questi collages restituiscono nel modo piú completo la ricerca spirituale di Pellegrini, persona fortemente legata alla sua infanzia “silvestre” che viene rievocata tramite la quasi immancabile presenza dell’elemento vegetale. «L’albero mi ha sempre mostrato la sua forza, la sua protezione e la sua bellezza», dice l’artista, e questo attaccamento alla Natura incontaminata trova libera espressione nelle 37 composizioni intitolate Territori dell’anima, dove innumerevoli tessere ritraggono parti (il busto, la chioma, i rami, l’ombra) o gruppi di alberi che, associati ad elementi artificiali (il muro di una casa, una staccionata, delle finestre) danno vita a significati profondamente simbolici. L’albero, che si è visto essere il veicolo delle emozioni e dei ricordi dell’artista, è inoltre il titolo di un lavoro composto da dieci fotografie in bianco e nero nelle quali domina la scena la costante presenza di questo corpo naturale: gli scatti, che scaturiscono dal rapporto quasi atavico tra Pellegrini e gli alberi («La mia infanzia è il bosco. I miei compagni di gioco sono gli alberi»), colpiscono il visitatore per il loro intenso lirismo che sottintende, ad un livello mistico, l’intima unione tra uomo e Natura.
[oblo_image id=”2″]Natura, quindi, come soggetto privilegiato in cui l’essere umano, presente concettualmente ma quasi mai fisicamente, sembra svolgere il ruolo di comparsa: un messaggio, questo, sottolineato anche da Vacuità, una serie di fotografie in cui la figura umana è solamente accennata, avendo l’artista ritagliato ed asportato le dodici sagome della persona immortalata. L’ultima sequenza fotografica esposta alla mostra è intitolata VII Stazioni: questo lavoro, se da un lato rievoca l’ammirazione di Pellegrini per Kubrik attraverso il “monolite” di 2001 Odissea nello spazio raffigurato nella prima composizione della serie, dall’altro illustra la personale visione che l’artista ha delle sette tappe della creazione della vita e della Fede in generale, esplicata tramite la regolare presenza dell’elemento fuoco, che assume qui la valenza di elemento basilare per la creazione e che, nell’ultima composizione, lascia all’Occhio della Trinità il ruolo di causa generatrice dell’intera esistenza.
Danilo Pellegrini – Territori dell’anima
Mya_Lurgo_Gallery, Lugano (Canton Ticino)
Dal 3 al 30 aprile
lun. 12-18:30; ma., me.,ven. 10-18:30; gio. 12-21; sa. 10-12:30
L’artista sarà presente alla mostra sabato 12 e domenica 20 aprile dalle ore 10 alle 12:30 e dalle 14 alle 18