Vi rimangono ormai pochi giorni per ammirare le opere di David LaChapelle in mostra a Milano, a Palazzo Reale, ancora fino al 6 di gennaio. Queste giornate di vacanza natalizie potrebbero essere un’ottima occasione per conoscere questo artista americano, in una mostra completa e per certi versi sorprendente. Lo conoscevamo forse come regista di videoclip (lunghissimo l’elenco dei musicisti con cui ha lavorato: Moby, Jennifer Lopez, Elton John, Britney Spears, Robbie Williams, solo per citarne alcuni) e fotografo di moda. Ora abbiamo l’opportunità di scoprirlo come artista.

[oblo_image id=”4″]350 opere, tra fotografie, dietro le quinte e videoclip, che riassumono una carriera complessa e contraddittoria, iniziata negli anni ’80, quando, giovanissimo lavora allo Studio54 a New York e viene assunto da Andy Warhol in persona per collaborare alla rivista Interview. Da quel momento l’ascesa di LaChapelle sarà incessante: le sue fotografie appaiono sulle copertine di Vogue, Vanity Fair, New York Time Magazine. Le più grandi star di Hollywood lo eleggono come ritrattista ufficiale (tra le sue muse preferite Pamela Anderson, Naomi Campbell, Angelina Jolie), firma le campagne pubblicitarie dei più grandi brands mondiali, disegna le copertine dei dischi di Madonna ed Elton John, lavora con Armani e Jean Paul Gaultier. Glamour, patinato e inarrestabile, David LaChapelle diventa protagonista dello star-system internazionale: ritrae David Beckham, Britney Spears e Paris Hilton, pubblica bestsellers e libri fotografici, le più importanti riviste fotografiche del mondo, da Life a Photo, gli conferiscono premi (Miglior fotografo dell’anno nel ’95, l’Alfred Eisenstadt Award nel 1998 per lo stile fotografico più interessante). Tutti lo vogliono, il mondo della moda lo osanna e lui contraccambia celebrandolo in tutte le sue creazioni, con scatti costruiti, fashion, colorati e provocatori, in cui il sesso, il lusso, l’eccesso sono protagonisti assoluti.

[oblo_image id=”3″]Negli ultimi anni qualcosa è cambiato: se lo stile è rimasto lo stesso, i contenuti sono indubbiamente mutati. LaChapelle ha deciso di abbandonare il lavoro su commissione per dedicarsi alla sua arte in autonomia, non più quindi servizi di moda e spot pubblicitari, ma fotografie che rispecchino le sue riflessioni, le sue ossessioni, la sua filosofia.

E tutto questo lo ritroviamo nella vasta esposizione di Palazzo Reale: c’è spazio per gli artificiosi ritratti delle varie starlette americane ma anche per le opere più recenti e per l’inedito Deluge (Diluvio), ispirato al capolavoro michelangiolesco della cappella Sistina, in cui i corpi nudi e la maniacale costruzione scenica dell’immagine, tipici dell’opera di LaChapelle, servono in questo caso a denunciare il decadimento dei valori ed il consumismo delirante della nostra società. In questa sala troviamo altri lavori recenti: da Museum in cui il fotografo statunitense mette in discussione il concetto di arte immortalando le sale di un ipotetico museo invase dall’acqua, a Cathedral in cui ovviamente si fa riferimento al concetto di religione e spiritualità. Singolare poi la serie di Awakened (Risvegliati), sempre legata al tema caro a LaChapelle della rinascita spirituale che passa, in questo caso, per i destini individuali. Le tematiche che la macchina dell’artista fissa sono cambiate, è evidente: parlano di morte e di divino, di decadenza e di moralità. Rimane un punto fermo la sua vena surrealista, quasi onirica, ed il suo stile barocco ed eccessivo. Non sono scomparsi i colori accesi, le modelle stile playmate e i bei ragazzi dagli addominali scolpiti ma la loro funzione ora è diversa: LaChapelle li usa come strumenti di denuncia e di riflessione, per parlare della nostra società violenta, superficiale, vuota, ossessionata dalla perfezione del corpo, viziosa.

[oblo_image id=”5″]La mostra di Palazzo Reale ci racconta un David LaChapelle cresciuto, maturato, forse addirittura impegnato, alla ricerca della libertà dalle sue committenze di lusso e dal clichè di fotografo di moda. Obiettivo forse difficile da raggiungere ma comunque nobile. Difficile perché spesso, anche nelle opere più recenti, ci sembra di vederlo ancora imprigionato nelle logiche del mondo delle riviste patinate e facciamo fatica a capire se sia ancora vittima del sistema che cerca di irridere e di denunciare o se ne sia completamente fuori. Nobile perché l’evoluzione di un artista è sempre un processo avvincente benchè pericoloso.

Il suo stile e la sua opera sono comunque inconfondibili e vale davvero la pena scoprirli perché sono uno specchio affascinante, senza censura e senza giudizi morali, degli eccessi e delle perversioni del nostro tempo.

Fino al 6 gennaio presso Palazzo Reale – Milano
Apertura: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 – lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Biglietto intero: 9 Euro – Ridotto: 7 Euro

www.davidlachapelle.it
www.davidlachapelle.com

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