[oblo_image id=”2″]Per celebrare il 250° anniversario della sua nascita e il bicentenario della realizzazione dell’opera Paolina Borghese Bonaparte come Venere Vincitrice, la Galleria Borghese ha finalmente organizzato la seconda mostra romana interamente dedicata ad Antonio Canova (Possagno 1757- Venezia 1822). A differenza della prima esposizione, tenutasi quindici anni fa a Palazzo Ruspoli, ma comprendente solo i capolavori conservati all’Ermitage di S. Pietroburgo, questo evento ha voluto ripercorrere tutta la carriera e le varie attività del più grande artista del Neoclassicismo.

Infatti, nelle stesse sale che Canova riuscì a visitare nel 1779, sono stati posizionati, oltre ai celebri gruppi marmorei e alla serie dei quattro Amorini (provenienti dalla Polonia, dall’Inghilterra, dall’Irlanda e dalla Russia e riuniti per l’occasione) alcuni suoi disegni, dipinti, tempere, bozzetti in creta e in terracotta.

Considerato dal critico Argan lo scultore della famiglia abbastanza pittoresca di Napoleone a causa dei numerosi incarichi da essa commissionatigli , il maestro strinse dei proficui rapporti anche con il principe Camillo Borghese, consorte di Paolina Bonaparte. Fin dal suo primo viaggio nella capitale, egli fu perciò ospitato nella maestosa proprietà del nobile, Villa Pinciana (corrispondente all’attuale Galleria Borghese), che lo incantò a tal punto da definirla la villa più bella del mondo.

[oblo_image id=”3″]Già a quell’epoca, sebbene fossero in corso i lavori per il completo rifacimento degli interni, dei parati esterni e dei giardini, era possibile ammirare in tutto il suo splendore il salone al pianoterra, con la volta affrescata egregiamente da Mariano Rossi e con gli antichi mosaici romani inseriti nel pavimento. Da un simile contesto Canova non poté che trarre la giusta influenza, confrontandosi con gli stili di altri pittori e marmisti, fra cui quello di Gian Lorenzo Bernini. Malgrado non traspaia mai un tentativo di emulazione, certe opere del Canova ripropongono delle chiare invenzioni formali berniniane. È il caso delle lacrime sulla guancia della Maddalena Penitente, che il genio del Barocco riportò in precedenza sulla gota di Proserpina, ma soprattutto del materasso della Venere vincitrice, probabilmente ispirato al letto di marmo dell’Ermafrodito, scolpendo il quale Bernini raggiunse un alto livello di mimesi naturalistica.

Il giaciglio del ritratto divinizzato di Paolina Bonaparte come Venere Vincitrice, seppur in pietra, è allo stesso modo realistico. Questa scultura del Canova ha però una storia molto più travagliata.

Somigliante nella posa al Ritratto di Madame Récamier (1800) di David, durante i tempi bui della prima Restaurazione cattolica il capolavoro fu ritenuto scandaloso per via delle nudità rappresentate. Il pontefice Leone XII nel 1827 fece addirittura censurare l’incisione che Domenico Marchetti aveva ricavato dalla statua, facendo aggiungere una veste aderente al corpo. La Venere Vincitrice inoltre dovette subire parecchi spostamenti: solo nel 1838 approdò nella Stanza di Elena e Paride al primo piano di Villa Borghese, per poi passare nel 1881 alla sua collocazione attuale nella Sala I al pianterreno.

[oblo_image id=”1″]Paragonandola alla Venere della Leeds City Art Gallery, alla Musa Polimnia, al Ritratto della Principessa Leopoldina Esterhazy Liechtenstein, alla Tersicore (concepita come raffigurazione idealizzata della moglie di Luciano Bonaparte), alle Tre Grazie o alla Venere Italica (1812), tutte eccellenti sculture canoviane di genere grazioso/mitologico presenti lungo il percorso espositivo, il ritratto di Paolina è comunque caratterizzato da una maggiore resa formale, da una originalità nella struttura plastica e da una naturalezza che nessuno scultore riuscirà più ad eguagliare.

Sede: Roma, Galleria Borghese, Piazzale Scipione Borghese 5
Orari: 18 Ottobre 2007/ 3 Febbraio 2008
tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 9.00 alle 19.00
Ingresso: biglietto 10,5 € per mostra e Galleria Borghese + diritto di prevendita

Info e prenotazioni: tel. 06 32810 http://www.ticketeria.it/

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