Dall’economia passiamo alla tecnica artistica. In questo caso, la fotografia, del linguaggio e dell’idea.
L’incontro è con Mimmo Jodice, uno dei maggiori fotografi italiani contemporanei. Ha avuto esposizioni in quasi tutti i musei più importanti del mondo. La fotografia passa da strumento d’informazione a linguaggio d’arte. Molto presente in Fiera in tale veste, ha tuttavia dovuto attraversare cinquant’anni di difficoltà e pregiudizi, specialmente dei giornalisti, che vedevano questo “mezzo” ad unico scopo di rappresentazione della realtà.
Spesso si è discusso delle problematiche del linguaggio, ma ciò racchiude il mezzo per esprimerci, la procedura tecnica per comunicare; e poco ci si è occupato dei problemi della creatività, che esprime la qualità della cosa.
Così come lo scrittore deve avere la capacità tecnica e pensieri validi da comunicare per essere tale, così un fotografo.
Una persona che si esercita con la macchina fotografica, senza idee o sensibilità, resterà nella media; se valuta intorno, fa progetti, sensibilità creativa, se ha un lavoro che esorta ed è emotivo, si sta parlando di un alto professionista.
Inizialmente, si tratta di sperimentare tutte le possibilità tecniche del mezzo per dare forma a varie espressioni alternative. In seguito, parte la ricerca linguistica, ovvero cosa dire, quale proposta presentare.
Per questi concetti Jodice ha utilizzato sempre il bianco e nero. All’inizio per obbligo, essendo negli anni ’60 e il colore non ancora inventato. Ma quest’ultimo allontana dalla realtà, mentre l’intento del fotografo è trasmettere i suoi pensieri, le suggestioni. Così come è meglio rifuggire dalle grandi dimensioni, ma attenersi a quelle medie, più intime.
D’altronde le fotografie di Jodice rifuggono proprio da ogni realtà, dal tempo e da qualsiasi spazio. Ognuna potrebbe essere scattata in qualsiasi luogo e in qualsiasi epoca. Oppure la suggestione è raccolta dall’arte del momento, come è accaduto per esempio assorbendo Picasso, in alcuni scatti che riproducono un puro cubismo.
Se si ha necessità di fare un ritratto, la sua tecnica è divisa in due fasi: la ripresa con più varianti, muovendo il soggetto per soluzioni diverse tra loro; in stampa, dai piccoli fotogrammi – ricordiamo che stiamo parlando di macchine analogiche – scegliere quale si sente di più il proprio. Questo è il vero momento creativo.
Non è necessario, anzi, è contro la sua poetica andare in giro a cercare occasioni da “immortalare”. Bensì stiamo parlando di fare progetti: dopo un’attenta riflessione, fare un’accurata selezione. Al contrario di tutte le comunicazioni di abbondanza, di aggiunta che ci arrivano dai media, il primo principio da rispettare in ogni aspetto dell’arte è la sottrazione. Ovvero, rimuovere tutto quello che è possibile, giungere all’essenziale. Scegliere le inquadrature, togliendo tutto ciò che non è funzionale.
Nei prossimi giorni verranno presentate le altre discussioni, le installazioni in tutta la città, l’inquadratura della fiera e altro ancora.