[oblo_image id=”2″] Un borgo medioevale con le sue case in pietra incastonate nel paesaggio delle crete senesi. Pochi passi nei vicoli e ci si affaccia in una piazza del tutto particolare, al cui centro c’è… acqua. Un’enorme vasca di 49 metri per 29 alimentata da sorgenti di acque bicarbonato-solfato-alcalino-terrose che sgorgano alla temperatura di 52 °C. Uno scenario piuttosto singolare che fa tornare alla mente immagini d’altri tempi.
Bagno Vignoni era conosciuto già dai romani, primi grandi estimatori delle qualità delle acque termali, anche se il primo documento che ne attesta l’esistenza è del 995, una lettera del marchese Ugo di Toscana ai monaci amiatini che amministravano la zona.

La storia di questo borgo e delle sue terme è costellata di influenze diverse. Nel 1170 Federico Barbarossa concesse la vicina Tintinnano, oggi Rocca d’Orcia, e Bagno Vignoni al cardinale Usimbaldo della famiglia dei Tignosi, che regolamentò l’uso delle risorse del territorio e l’utilizzo delle “acque perenni”, finchè nel 1274 divenne possedimento della famiglia Salimbeni, finanzieri senesi. Bagno Vignoni si ritrovò allora al centro dello scacchiere tra la repubblica senese e quella fiorentina e subì numerosi attacchi che ne distrussero in parte l’edificato.

In questo periodo il centro termale fu frequentato dalle famiglie benestanti senesi, vide ospite Santa Caterina, accompagnata qui dalla madre nell’intento di distoglierla dalla precoce vocazione religiosa; papa Pio II Piccolomini vi volle un alloggio da cui guardare il suo palazzo di Pienza; Lorenzo il Magnifico vi trascorse un periodo nel 1490.
La sua posizione permise inoltre ai viaggiatori e ai pellegrini che percorrevano la vicina Via Francigena di sostare e apprezzare le sue terme, mentre sempre più si ampliavano gli studi e gli interessi sulle caratteristiche delle acque minerali.

[oblo_image id=”1″] Nel 1429 dopo l’ennesima irruzione fiorentina si costruì quel ponte di “legname e pietra” che collega Bagno alla Rocca. Dalla vasca, attraverso questo ponte porticato, le acque passavano alle terme per poi alimentare una serie di mulini che sui terreni degradanti a valle garantivano un funzionamento continuo e sostanziale per tutta la Val d’Orcia. L’attività di questi mulini proseguì fino al dopoguerra ed è ora possibile intuirne la portata grazie ad un risanamento conservativo dell’area (Parco dei Mulini).

Ma i Medici erano decisi a far crollare i senesi e nel 1553 Bagno Vignoni subì l’ennesimo saccheggio da parte delle truppe francesi di Carlo V, loro alleate, e due anni dopo capitolò allo strapotere mediceo. Nel 1677 infine Bagno Vignoni venne ceduto al cardinale Flavio Chigi e alla sua famiglia ancora oggi in parte proprietaria.

[oblo_image id=”3″] Oggi quel poetico loggiato da cui si dischiude la vasca, lascia scorgere la scenografia di case, locande e giardini che costeggiano gli altri tre lati della piazza. E fa tornare alla mente quelle scene di vita del passato, quelle atmosfere dantesche di incontri tra fumi e vapori, quelle occasioni così imprevedibili e inusuali di vivere un posto. Come sarebbe bello farsi i bagni in piazza!

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