[oblo_image id=”1″]Tutta la vita davanti è la fotografia della piaga che affligge i giovani: il precariato. Il regista Paolo Virzì punta l’obiettivo sulla vita di Marta (Isabella Ragonese), giovane laureata in filosofia con 110 e lode che, dopo aver cercato un lavoro conforme ai propri studi, riceve solo un: “grazie, le faremo sapere”.
Così, entra nel fantastico mondo dei call center. Il suo par-time di 400 euro mensili le fa conoscere così un universo parallelo nel quale spicca senza dubbio il suo capo reparto, una concitata e matura Daniela (Sabrina Ferilli) e il capo della filiale romana di questa multinazionale con sede a Miami, Massimo Ghini.
Le ragazze che lavorano al call center ricevono ogni giorno un sms dalla Ferilli che stimola l’autostima, premi aziendali e balletti fanno si che alle operatrici il mondo lavorativo sia tutto rose e fiori. Nel call center la vita è un po’ come nel Grande fratello: le ragazze vengono eliminate se non portano ai venditori di un aggeggio per la depurazione dell’acqua dagli effetti promessi miracolosi, un numero sempre più alto di contatti ai quali fare le dimostrazioni in casa.
La realtà dura e spietata ha invece l’espressione del sindacalista Valerio Mastrandea che predica bene e tradisce la moglie in maniera continuativa. La voce narrante è quella di Laura Morante che insieme ai Beach Boys regalano la visione di una Roma desolata e tagliata fuori dal mondo, circondata da vite fragili e sogni infranti.
Una tragicommedia ispirata al racconto della blogger sarda Michela Murgia, “il mondo deve sapere”. Questo film la cui locandina ricorda il famoso quadro di Pelizza da Volpedo, Quarto stato, lascia l’amaro in bocca, un groppo in gola reale e fastidioso.