[oblo_image id=”1″]Lo scorso 4 novembre si è svolto il primo incontro di Cinema senza Barriere, la quarta edizione di un ciclo di proiezioni che permette anche ai disabili di prendere parte alla fruizione cinematografica.

L’iniziativa è promossa dall’associazione AIACE (Associazione Italiana Amici del Cinema d’Essai) e ha il sostegno degli Assessorati alla Cultura, al Lavoro e alle Politiche Sociali della Provincia di Milano e della Fondazione Banca del Monte di Lombardia.

Per i non udenti i film saranno tutti sottotitolati, mentre per i non vedenti, un commento si affiancherà alla colonna sonora, per descrivere le sequenze proiettate.
Si tratta di una vera e propria apertura mentale a quella potenzialità percettiva che ogni disabile possiede. Ciò significa concepire ogni sensazione non come chiusa in se stessa ma funzionante quale un impulso intersensoriale, capace di coinvolgere il corpo nella sua totalità. A dimostrarlo sono i nuovi paradigmi elaborati dalle neuroscienze, sempre più propensi a configurare la percezione come un’attività transmodale (che interessa trasversalmente i sensi) e non come somma di singoli compartimenti stagni.
Anche le ricerche in ambito musicoterapeutico ormai pensano al suono come a una vibrazione pervasiva, capace di attraversare l’intero organismo. Ne sia un esempio il solo lavoro di Giulia Cremaschi Trovesi con i bambini sordi.

Si può pertanto pensare alla sensazione come a un’attivazione tendenzialmente sinestetica, ovvero si può ammettere che un suono non è solo uditivo e un’immagine non è soltanto visiva. Il cinema, anche se utilizza sinergicamente le due percezioni, può essere fruito come un’esperienza creativa anche attraverso uno solo di questi canali, proprio perché la rappresentazione ha possibilità di formarsi mediante le sfumature di chi solo vede o di chi soltanto lo ascolta.

L’evento lancia quindi un messaggio forte, affermando il valore della cultura in quanto patrimonio comune, nonché il suo potere di valicare la differenza tra gli individui e riaffermare il prezioso senso delle relazioni umane.

Non a caso il primo film della programmazione è stato Fame chimica di Paolo Vari e Antonio Bocola, che le barriere le mette in scena, anche se si tratta di quelle generazionali e interculturali.
La pellicola affronta infatti temi attualissimi, ovvero quello della discriminazione nei confronti degli extra-comunitari, nonché quelli del precariato e dello sfruttamento, insinuatisi nel mondo lavorativo.

Le pesanti cancellate che, alla fine del film, recintano i giardini di piazza Gagarin sono un segno retrogrado sul cammino dell’integrazione razziale, in triste sintonia con le recenti proposte legislative del Governo italiano, che vorrebbe classi scolastiche separate tra i figli degli immigrati e i bambini italiani.

Lo spazio condiviso, nel caso specifico la piccola piazza, diventa il luogo simbolo della vita di quartiere: ottuso, autoreferenziale e incapace di porsi quale terreno di incontro. La preoccupazione degli adulti non lambisce minimamente le attività dei ragazzi locali, che poltriscono sulle panchine e si cimentano solo a far circolare la droga. Il loro impegno è tutto teso ad alimentare il pregiudizio nei confronti degli stranieri che frequentano la piazza, a cui attribuiscono tutte le colpe dello sbadamento sociale.

[oblo_image id=”2″]La pellicola di Vari e Bocola si configura quasi come un musical per due aspetti fondamentali. Il primo è la presenza reiterata di un narratore-cantante (il rapper partenopeo Luca Persico, in arte “o Zulù”) che compare in scena per commentare e insieme interpretare, in forma di rap, gli eventi visualizzati. La seconda è il particolare modo di utilizzare la colonna sonora, nelle scene in cui la camera segue gli spostamenti dei protagonisti in moto. Le voci e i rumori delle strade sembrano infatti sospendersi per dare spazio alla musica. Ciò è particolarmente evidente quando quest’ultima copre e annulla le parole pronunciate dalle labbra, quasi ad evocare quel “livello mediato” di cui parla Sergio Miceli. Si tratta infatti di note che si percepiscono come se stessero nella mente dei personaggi, come una “soggettiva sonora”.

Inoltre questa erraticità su due ruote si configura come il movimento che insieme rappresenta il legame tra i personaggi principali (amicizia per Claudio e Manuel, amore per Claudio e Maya) e insieme la loro voglia di evadere e di ribellarsi agli eventi cluastrofobici e angusti del loro quartiere.

In questa rappresentazione, in cui il dinamismo dei tre ragazzi si oppone alla staticità (anche mentale) degli eventi accaduti, la musica quasi si presta a incarnare quella connotazione emotiva, che accoglie ed esalta i diversi sentimenti innescati. Una musica che, attraverso il piano di Ludovico Einaudi, si riveste delle gioie e delle tristezze suscitate, e finisce per rappresentare, pur nella sua forma di “variazione”, l’unica solida speranza (l’amicizia) in un mondo di barriere e conflittualità.

I prossimi appuntamenti di Cinema senza Barriere sono in programma:

martedì 9 dicembre 2008, ore 21.00
martedì 20 gennaio 2009, ore 20.00
martedì 10 febbraio 2009, ore 20.00
martedì 10 marzo 2009, ore 20.00
martedì 14 aprile 2009, ore 20.00
martedì 12 maggio 2009, ore 20.00
martedì 9 giugno 2009, ore 20.00

Prenotazione cuffie giorni feriali c/o Cineteca: tel. 02.29005659
Prenotazione cuffie giorni festivi c/o Spazio Oberdan: tel. 02.7740.6300/02
Ingresso: 5 euro senza obbligo di tessera – 2 euro per le persone disabili
Ingresso gratuito per gli accompagnatori dei disabili

Per Informazioni:
Sito della Provincia di Milano dedicato a Cinema senza Barriere 
Sito dell’associazione AIACE