Famoso per lo più, per il suo Shakespeare nostro contemporaneo, Jan Kott merita di essere letto e riletto, sopratutto in questa sua raccolta di saggi sul teatro, dove lo studioso polacco scompone sacro e teatrale in una personalissima mediazione frutto di anni di lavoro e di osservazione sull’immediato e sul sociale.
In questo volume si sviluppa un analisi intelligente, non solo teatrale ma anche antopologica del teatro e della società greca, per chiudere poi il circolo di Prometeo ne i Giorni felici di Beckett. Se la società greca è stata sopraffatta da una corsa sguinzagliata della storia, il suo influsso è enorme e attuale, in campi impensabili quale il detersivo Ajax (vi siete mai chiesto perchè si chiama così? Eredita del mito di Aiace).
Splendido il capitolo sul mito del semidio Ercole, scomposto nelle sue due realtà coincidenti e contrastanti umano e divino. Si può credere solo in dei che non si vedono e si può concepire solo quello che è assurdo. Da ripescare o da scoprire, un volume che non deve assolutamente mancare.