[oblo_image id=”1″] Per una volta è meglio cominciare dalla fine. L’immagine di San Siro che applaude i giocatori del Liverpool segna un deciso taglio con il passato. Se i nerazzurri di Mancini non riescono ad acquisire la tanto agognata mentalità europea continuando ad inanellare eliminazioni premature sul palcoscenico più prestigioso, sono proprio i tifosi a mostrare una decisa inversione di tendenza.

Dopo essere stati accusati – e giustamente – per le reazioni isteriche seguite alle eliminazioni dalla Champions dei propri beniamini negli anni passati, i sostenitori dei nerazzurri rivalutano la propria immagine mostrando grande fairplay. E’ facile essere sportivi nei momenti di festa, è senz’altro più meritevole rendere omaggio agli avversari quando la delusione è cocente. Probabilmente quella standing ovation che ha accompagnato il fischio finale dell’arbitro norvegese Ovrebo verrà archiviata rapidamente perchè per il nostro calcio il risultato passa sopra tutto e tutti. 

Ma quell’applauso pesa, mostra come la cultura sportiva non sia un’utopia. Vale soprattutto perchè non è stato imposto da nessuno. Non si trattava di un terzo tempo suggerito dall’alto. Significava prendere atto della sconfitta, riconoscere la bravura degli avversari salutando degnamente una competizione dal fascino inimitabile.

Non cancellerà la delusione per una festa mancata, ma forse può insegnare qualcosa per il futuro. Imparare a perdere è il primo passo per costruire i successivi successi. Può sembrare retorica, ma nasconde un fondo di verità.  

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