[oblo_image id=”1″]Tra i registri coreani che si stanno affermando con forza in occidente, Hong Sangsoo rappresenta probabilmente una eccezione. Non tanto per il linguaggio che esprime e gli stili che adopera, ma per le situazioni che riesce a creare, di cui l’uomo moderno è sempre protagonista inconsapevole.

È, infatti, l’impotenza dell’essere umano di fronte alle vicissitudini sentimentali a venire fuori dalle trame di Hong Sangsoo, e la pesantezza interiore dei personaggi, scaturita dal groviglio di emozioni controverse, non lascia spazio a lieti fini.

Un uomo, dunque, inerme nei confronti di quel grande mistero che è l’amore e delle sue conseguenze, come il tradimento, la delusione, la solitudine, il rancore e il rimpianto.

Nel cinema di Hong Sangsoo sono frequenti i riferimenti alla Corea, ai suoi costumi e alle regole sociali, narrati con taglio critico, portando a galla i difetti e le declinazioni negative.

L’opera che l’ha fatto conoscere al pubblico mondiale è The day a pig fell into the well, uscito nel 1996, che ha riscosso uno straordinario successo di critica e gli ha permesso di aggiudicarsi il primo premio ai prestigiosi festival di Vancouver e Rotterdam.

È la storia di due uomini e due donne, i cui destini si intrecciano in seguito all’irresistibile potere del caso. È il caso, infatti, che li fa incontrare e li fa dividere, prendendosi gioco dei loro sentimenti e facendoli scontrare l’uno con l’altro. Indifesi e sfiniti, i quattro personaggi non hanno altro da esprimere se non disagio e frustrazione.

In questo quadro, che esprime alla perfezione le difficoltà del rapporto uomo-donna, il sesso assume l’importantissimo ruolo di valvola di sfogo. È, infatti, l’unico momento nel quale l’uomo si sente libero e soddisfatto, paradossalmente proprio perché schiavo del suo istinto animale, al quale è più facile sottomettersi rispetto alle insostenibili complessità dell’uomo civilizzato.

Queste sono le coordinate di riferimento anche degli altri film di Hong Sangsoo, alle quali, di volta in volta, si aggiungono sfaccettature e situazioni particolari.

In The Power of Kangwon Province (1998) il tema del viaggio, attraverso le splendide ambientazioni della regione coreana del Kangwo, è metafora dell’avventura amorosa, che inevitabilmente sfocia nella solitudine e nel senso di vuoto e di smarrimento.

Virgin Stripped Bare by Her Bachelors (2000) esplora la storia d’amore in maniera originale, offrendoci il punto di vista sia della donna corteggiata che del corteggiatore, e favorendo l’immedesimazione nelle condizioni di entrambi i ruoli.

In Turning Gate (2002) Hong Sangsoo affianca ai soliti temi, quello del fallimento professionale, seguendo le vicissitudini di un attore e del suo amore non corrisposto.

I lavori che sanciscono la consacrazione del regista coreano tra i grandi del cinema contemporaneo sono Woman is the future of man (2004) che affronta il tema del ricordo e del rimpianto, sempre in ottica sentimentale, e Woman on the beach, altro incrocio di amori tra quattro soggetti.

In queste ultime pellicole i personaggi appartengono ormai esclusivamente al mondo del cinema, quasi a dichiarare una volontà di approfondire le caratteristiche delle persone che operano nell’industria cinematografica ma nello stesso tempo di ricollegarne la fragilità e la debolezza alla matrice di insofferenza comune a tutti gli esseri umani.

Al Torino Film Festival, Hong Sangsoo presenta il suo ultimo film, Night and day, storia di un pittore che si trasferisce a Parigi, dove le vicende amorose si alterneranno a diverse osservazioni sull’arte.

Anche se non è stato accolto benissimo dalla critica all’ultimo Festival di Berlino, siamo in trepida attesa di scoprire quale lato dell’uomo investigherà questa volta il regista coreano, certi che sarà come sempre spunto di riflessione per tutti.

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