[oblo_image id=”2″]A Ferrara la tradizione ebraica è sempre stata forte e l’Olocausto si è sentito in maniera intensa tale da giustificare in questo 62° giorno della memoria un’attenzione particolare per la città estense. Lo ha fatto il terzo canale della radio nazionale, che domenica 27 ha trasmesso, in diretta dalla Sala Estense, uno spettacolo dal titolo “Il Giardino della Memoria”. Un giardino che ricorda quello di Bassani dei Finzi Contini e che ha visto mettere in scena “Un vivo che passa”, ovvero la trascrizione letteraria di quell’intervista che il regista Claude Lazmann rivolse a Mourice Rossel, inviato della Croce Rossa presso il “lager modello” di Theresienstadt, nel 1944. La sconvolgente cecità del delegato berlinese e l’incalzare delle domande di Lanzmann hanno preso le voci di due grandi attori quali Massimo Popolizio e Graziano Piazza. L’intervista è un capitolo distaccato di quella preziosa opera filmica che Lanzmann ha realizzato nel 1985, rendendo protagonisti i sopravvissuti, testimoni diretti di quell’orrore. Il regista francese realizzò, con questo lungometraggio di 9 ore, uno dei più grandi omaggi all’Olocausto, esprimendo, attraverso voci e sguardi, una testimonianza percettiva che si fece memoria con impatto nuovo e vibrante. La stessa Simone De Beauvoir ha ritenne Shoah un film prezioso, capace di ridurre la distanza che fino ad allora c’era stata con la verità, arricchendo notevolmente la conoscenza di quell’orrore, che i racconti non avevano reso a sufficienza.

La serata è stata inoltre arricchita dalle musiche di Ernst Bloch e di Roberta Vacca, eseguite dal Trio di Torino (Sergio Lamberto, violino; Umberto Clerici, violoncello; Giacomo Fuga, pianoforte) con la partecipazione del violista Simone Briatore e della violinista Marina Bertolo.

[oblo_image id=”4″] Nel pomeriggio, un altro concerto aveva celebrato la Shoah, passando per la vicenda di un ferrarese, di origine ebraica, che ha dato lustro alla città e all’Italia stessa con la sua attività di musicista. Si tratta di Vittore Veneziani, compositore e direttore di coro, ricordato dall’Accademia corale che lui stesso fondò e che ancora porta il suon nome. La cerimonia ha avuto luogo nel Salone degli Stemmi del Castello Estense e ha celebrato anche il 50° anniversario della morte di Veneziani, sottolineando la contrapposizione tra la vitalità della musica e l’ottusità di quelle leggi razziali che costrinsero il musicista ad allontanarsi dal suo incarico scaligero. Un suo ricordo biografico ha preceduto l’esecuzione dei Canti Spirituali d’Israël, composti dallo stesso maestro ferrarese.
Dalle note di questi canti e dalle voci degli attuali coristi è parso emergere la passione per una musica vocale che è sostanzialmente un’invocazione collettiva. Una musica che si fa essa stessa mezzo di ricordo attraverso una stimolazione emotiva giocata su dinamiche suggestive e con linee melodiche che riportano a un solido incitamento alla coesione.

L’Accademia Veneziani, che si avvale della direzione del M° Giuseppe Bonamico e della preparazione vocale di Silvia Marcolongo, ha incarnato la forza corale di questi canti, capace di compiersi solo mediante una delicata solidarietà sonora. Slittando dai contrappunti alle sovrapposizioni, la loro unione sembrava quasi rappresentare il significato più profondo di un spettacolo che ricorda l’Olocausto, ovvero il sottolineare quel prezioso rispetto per l’altro, che trova la sua massima espressione proprio nel ridimensionare se stessi per valorizzare l’armonia dell’insieme.

L’ultimo atto per rafforzare il valore della “memoria”, da parte della città estense, è inoltre la pianificazione di un Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. Il progetto sarà gestito da una Fondazione costituita tra il ministero per i Beni e le Attività Culturali, il comune di Ferrara, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (Cdec) e l’Unione delle Comunità Ebraiche.
La data di apertura è prevista per il 2011 e il luogo che verrà trasformato in museo sarà un ex carcere.

Advertisement