Vi siete mai trovati a desiderare qualcosa in maniera così forte da arrivare ad annullarvi e quasi a odiarvi solo per raggiungere l’oggetto del desiderio? E se la vostra risposta è stata sì e tutto quel  desiderio vi è scivolato via dalle dite, lasciando a terra solo una manciata di polvere…se vi è accaduto tutto ciò allora anche voi avete compreso il titolo del romanzo di John Fante e come lui vi sarete trovati a porre domande alla polvere del deserto. Deserto reale  o devastazione spirituale che sia.

Chiedi alla polvere è senza ombra di dubbio il romanzo più famoso di John Fante, penso che quando Bukowski dichiarò in una famosa intervista nelle biblioteche c’è uno scrittore che urlava attraverso i suoi libri (parlando di Fante) si riferisse in particolar modo a questa opera dello scrittore italo americano, proprio a Chiedi alla polvere.

Si potrebbe riassumere come la storia di uno scrittore (autore de il Cagnolino ride, storia senza cani che ha la peculiarità nel romanzo di non venire letta da nessuno) e del suo amore non corrisposto per una ragazza, o si potrebbe stringere tutto alla relazione sentimentale tra due immigrati nell’America di inizio secolo scorso, o per dirla tutto potremmo dire che questo romanzo è un trattato universale sui sogni, sulla disperazione e sulle passioni dell’uomo, passioni che arrivano a cancellare identità: Bandini, l’alter ego di Fante è sempre sulla linea d’ombra della sua anima, pronto quasi a rinnegarsi e a rinnovarsi nei panni di quel Sammy malato di tubercolosi alle porte del deserto solo per avere l’amore di Camilla Lopez.

Scritto in diciannove tesi capitoli, tesi solo come il desiderio può essere, svillupato anche in un film prodotto da Salma Hayek (è lì vicino al mio lettore dvd ma non ho ancora il coraggio di guardarlo) il libro è diventato un classico della letteratura americana del secolo scorso. E dopo averlo letto vi troverete a parlare col deserto.

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