[oblo_image id=”1″] Era al passo d’addio. E lo sapeva. Poche ore dopo sarebbe stato ufficializzato il trasferimento al Lione. Per lui la sfida con l’Inter serviva al massimo per regalarsi il commiato nella cornice di San Siro. Ranieri lo aveva convocato per fare numero: Juve falcidiata dagli infortuni e qualcuno doveva pur sedersi in panchina.

Jean Alain Boumsong non ha mai fatto polemica e ha tranquillamente accettato la decisione dell’allenatore. Però, poi il calcio sa offrire colpi di scena imponderabili: così l’ennesimo problema fisico a Birindelli “costringe” il tecnico romano ad affidarsi al difensore con le valigie in mano. Mancano 20 minuti, l’Inter sta vincendo già 1-0 e il peggio sta per arrivare. Boumsong infila l’ennesimo svarione della sua avventura bianconera e Cruz raddoppia. I commenti dei tifosi della Signora sfiorano il cinismo: questo francese non è da Juve, meno male che se va, ecc.

Ma a volte la favola del brutto anatroccolo si ripresenta anche sotto forme diverse. Così a 5 minuti dalla fine, propro lui, Jean Alain Boumsong si inventa un balzo prodigioso e regala l’inaspettato 2-2. Il giudizio tecnico sul giocatore non cambia: i limiti sono evidenti, la carrellata d’errori in maglia bianconera impossibile da dimenticare. Resta anche ,però, il giudizio sull’uomo e sul professionista impeccabile. Boumsong è stimato da tutti per l’impegno messo in allenamento, per la capacità di prendersi critiche e responsabilità senza alzare la voce. Ha sempre lavorato a testa bassa, ha accompagnato la Juve nel suo momento più difficile. Ha conosciuto la B con tutti i campetti di provincia dichiarando di sentirsi onorato per ogni giorno in maglia bianconera. Ha sbagliato in campo. Tanto, troppo. Ma non hai mai perso la voglia di sacrificarsi per i compagni, di dare tutto per fornire il suo contributo.

E Del Piero lo ha ringraziato pubblicamente ieri sera: “Si merita questo gol per il modo in cui si è comportato in questi anni. Non possiamo che augurargli tutto il bene possibile”. Ed in effetti non si può che avere ammirazione per uno come lui. Laureato in matematica, con un fisico da corazziere ma sempre timido e umile. Anche dopo la serata magica di San Siro, non ha fatto un accenno di polemica. “Amo la maglia bianconera, sono orgoglioso di averla indossata ma ora voglio giocare con continuità. Magari spero di affrontare i “miei” compagni l’anno prossimo in Champions League”. Forse non lascerà rimpianti, ma di certo verrà ricordato con affetto.

[oblo_image id=”2″] Nella storia juventina, c’è un altro esempio eccellente di “regalo d’addio”. Liam Brady, centrocampista irlandese di qualità sopraffina, diede alla Juve lo scudetto della seconda stella pur sapendo che il suo futuro sarebbe stato lontano da Torino. All’ultima giornata, si prese la responsabilità di calciare il rigore decisivo nella trasferta di Catanzaro. Gol, festa in campo e subito dopo addio alla maglia bianconera. Al suo posto arrivò un certo Michel Platini.

E allora ringraziamo Boumsong per averci dimostrato come nel calcio ci possano ancorav essere valori che vanno oltre il possedere piedi fatati. Bonne chance, monsieur Jean Alain Boumsong.

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