[oblo_image id=”1″]Che succede se un graffitaro, un writer affermato, lascia la strada e per un mese, abbandonati i muri delle fabbriche, i treni, le pareti grige di Milano, espone in un luogo convenzionale dell’arte contemporanea, in uno spazio quasi istituzionale? Che succede se, per così dire, l’arte di strada entra in galleria? Succede che forse qualcosa si muove, che forse l’arte fa un passo verso la massa, o che, al contrario, la massa riesce a fare un passo verso l’arte. Ecco cosìgruppetti di adolescenti avventurarsi in un luogo per loro sconosciuto, ecco ragazzini armati di cellulari intenti a scattare foto da inviare agli amici, ad osservare opere, a scambiarsi commenti, ad entusiasmarsi per qualcosa che riconoscono como vicino a loro, al loro modo di vivere e forse non sanno essere semplicemente una forma d’arte. Una forma forse non convenzionale, forse non capita e non apprezzata da chi vuole la creatività come un circolo elitario con ingresso riservato a pochi snob e critici dalla puzza sotto il naso, ma sicuramente al passo con i tempi. Non capita spesso di incontrarli nelle sale dei musei, i ragazzini, se non costretti da professori volonterosi o genitori minacciosi. Non capita spesso ed è un peccato.

[oblo_image id=”2″]Ad essere riuscito inquest’impresa è Bros con la sua personale 20E20, raccolta di venti tra le sue opere eseguite dal 2005 in poi. Venti immagini di grandi dimensioni, venti momenti mitici della storia dell’uomo, dal Big Bang all’11 settembre, passando per la divisione del Mar Rosso e la morte di Lady Diana, per Chernobyl e la Seconda Guerra Mondiale. Momenti riconoscibili da tutti, impressi indelebilmente nell’immaginario della società, di tutti i suoi strati, senza distinzione di classe sociale o cultura. Momenti che la storia, la Bibbia, la tv, il cinema, i giornali ci hanno raccontato, dandocene spesso un’immagine piuttosto preconfezionata, uguale per tutti, pronta all’uso senza bisogno di apporti personali. L’intento di Bros, con le sue tinte forti e piatte di smalto lucido sulle grandi tele, con le sue forme semplici, simpatiche, quasi giocose, è quello di fornire un’immagine inaspettata, nuova di quei momenti, per destabilizzare lo spettatore e costringerlo a formulare una sua visione nuova e personale dell’evento, ragionata e pensata. Un tentativo, quindi, di svegliare la massa dall’intorpidimento cui la tv ed i mass media ci hanno abituato.

[oblo_image id=”3″]Inaspettato, forse, ma sicuramente dovuto questo ingresso dell’arte di strada, dell’arte popolare per eccellenza nelle sale quasi sempre riservate all’arte più convenzionale. I graffiti ed i loro creatori sono forse una delle forme di creatività più vicine alla vita reale, più immediate, più riconoscibili e quindi anche più fruibili e godibili da un pubblico non appassionato d’arte. Non solo, quindi, occasione di colorare il grigiore delle nostre metropoli ma anche opportunità di riflessione.

[oblo_image id=”4″] Bros è uno dei più affermati writer del panorama milanese e italiano in generale, le sue opere colorate hanno invaso non solo la città e le sue strade, ma spesso anche luoghi più istituzionali (famosa la consacrazione di Vittorio Sgarbi con l’esposizione nelle sale di Palazzo Reale in occasione della mostra ARTE ITALIANA: PITTURA 1968-2007) e sono un perfetto esempio di come l’immediatezza della street art possa perfettamente coniugarsi con l’ironia, con l’intelligenza e con un vero e proprio pensiero artistico.

20E20: Bros si mostra
fino al 06 aprile
Art Point – Superstudiopiù – Via Tortona 27 – Milano

www.brosart.com
www.artkitchen.it