[oblo_image id=”1″] Basta con gli scherzi, ora si fa sul serio. Il basket a stelle e strisce non può permettersi altre figuracce dopo la debacle di Atene. E così per le prossime Olimpiadi di Pechino, coach Krzyzewski potrà contare su un potenziale tecnico impressionante arricchito dalla presenza di quasi tutti i big della NBA. In un altro contesto, non sorprenderebbe sapere che per la manifestazione più importante vengono convocati i giocatori migliori. Ma per tanto, troppo tempo gli Stati Uniti hanno peccato di presunzione preferendo spedire ai Giochi a 5 cerchi i ragazzi del college o le seconde linee. Come se volessero sfidare il resto del mondo: se scende in campo la formazione ideale ci annoiamo, accontentatevi dei nostri rincalzi. Un atteggiamento talmente snob da essere più volte punito. Ora però non è più il momento di bluffare e a Pechino potremo ammirare i numeri da cineteca di Kobe Bryant, LeBron James, Dwyane Wade e Jason Kidd, solo per citarne alcuni. Una squadra così straripante di talento da scomodare nuovamente il soprannome di Dream Team, coniato alle Olimpiadi di Barcellona del ’92 quando il basket europeo ammirò per la prima volta da vicino le magie di Magic Johnson e Michael Jordan. La spedizione statunitense non ha solo l’obbligo di vincere, deve piuttosto ristabilire le distanze. Molte nazioni hanno esportato proprio in America i propri talenti a conferma di evidenti progressi tecnici. Spagna, Lituania o Grecia sono realtà tutt’altro che trascurabili. Ma il Dream Team sa di non poter fallire: è una sorta di macchina perfetta per elevare il basket alla sua massima rappresentazione. Un piacere da gustare con l’unico rammarico di non poter vedere l’Italia alle prese con questa squadra dei sogni: gli azzurri hanno falito miseramente la qualificazione per i giochi pur potendo contare su elementi di assoluto valore. Peccato, certi treni passano una volta sola.

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