[oblo_image id=”1″]Continuano all’Auditorium di Roma le “Lezioni di Storia” sul Novecento italiano. Il prossimo appuntamento è previsto per domenica 30 marzo alle 11:00, e si parlerà del Maxiprocesso alla Mafia, quello di Falcone e Borsellino, per intenderci. Fra le nove date individuate dagli organizzatori della Rassegna, come cruciali per la vita sociale, civile e politica dell’Italia, non poteva non essere inserita quella del Maxi-processo a Cosa Nostra, proprio perchè è stato sicuramente un momento fondamentale della storia del nostro Paese.

Il Maxiprocesso alla Mafia, si svolse dal febbraio del 1986 fino al dicembre del 1987 nell’aula bunker di Palermo. Ed èstato il più grande processo contro la Mafia che la storia ricordi. Una mole immensa di lavoro; i numeri sono imponenti: ben 474 furono le persone rinviate a giudizio per appartenenza all’organizzazione mafiosa; 360 furono condanne in primo grado per un totale di 2665 anni di reclusione. Si tratta di una pagina indimenticabile della vita morale e politica italiana, nonostante le polemiche, i dibattiti, gli scontri politici, e le proteste collettive.

E’ una pagina indimenticabile della nostra storia anche per i nomi degli uomini che curarono questa gigantesca istruttoria, e diedero vita al più grande dibattimento giudiziario della storia italiana: i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, guidati dal giudice Caponnetto.

Per i curatori di questa interessante iniziativa Lezioni di Storia la scelta di questo evento è legata al fatto che il maxiprocesso non fu soltanto il frutto del grande impegno di uomini valorosi, ma è stato soprattutto, il momento in cui forse tutto il Paese ha guardato in maniera diversa ad uno dei crimini più atroci e più difficili da debellare. Fino ad allora la mafia era stata considerata una sorta di codice culturale, una struttura capillare che si era spesso sostituita alle istituzioni, sovvertendole; un fenomeno deprecabile, intollerabile, ma ritenuto forse invincibile. Questa è stata la prima volta in cui lo Stato italiano ha risposto all’azione terroristica della mafia, con una forza istituzionale paragonabile a quella messa in atto nei confronti del terrorismo degli anni di piombo.

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