To Jest
To Jest

To Jest, “questo è” in polacco o se preferite “scherzare” in inglese, racchiude in se la magia di immagini e parole vissute come mezzo per esprimere i propri sentimenti e non come mero esercizio artistico. La storia di Piero Prino, il fotografo più famoso del momento, il re del nostro mondo, come amaramente si autodefinisce, si muove danzando attorno a quella di Laura, diversamente fotografa perchè cieca fin quasi dalla nascita, ma i cui scatti racchiudono una “non visione” della realtà che mostra molto di più di quanto le immagini riescano a far vedere. Piero è l’autore della foto dell’anno, uno scatto abile quanto fortunoso, incredibilmente iconico, che gli apre le porte di un mondo patinato e pieno di attrattive del quale non vuol far parte, inclusa la proposta di essere direttore della fotografia di un film di Woody Allen. Laura, che scatta le foto per riascoltare un suono, quel click della macchina fotografica che associa all’unica immagine, indefinita e sfuggente, che riecheggia nella sua testa, nella prima delle migliaia di foto scattate ha immortalato l’essenza divina, scegliendo però di non mostrarla se non alle poche persone scelte da lei e dalle circostanze della sua esistenza. Entrambi a loro modo baciati da una grazia artistica che gli ha consentito di immortalare realtà e misticismo, vagano alla ricerca di qualcosa che completi le loro vite Così mentre Laura cerca, passando da un uomo all’altro, qualcosa che l’avvicini nuovamente alla sensazione provata il giorno in cui ha scattato quella incredibile foto, Piero si muove tra le pagine di vita delle lotte sindacali di una Polonia sospesa tra modernità e tradizione, inseguito dallo star system e da un successo troppo ingombrante. Fabio Izzo, nel libro che chiude la “Trilogia della Poesia”, iniziata con Il Nucleo e proseguita con Doppio Umano, anch’essi publicati dalle Edizioni Il Foglio, si muove con leggerezza tra immagine e poesia come pochi sono in grado di fare, riuscendo a coinvolgere il lettore e allo stesso tempo accarezzandone l’animo, regalando citazioni ora colte ora più popolari, come quella, impagabile, del nome dell’improbabile assistente di Woody Allen. E l’ambito inserimento tra i libri selezionati per il Premio Strega, che Izzo aveva sfiorato già in passato, è la naturale collocazione per un romanzo vivo e intenso, che va letto e va amato, perchè “l’amore è l’unico appiglio al divino che ci siamo lasciati”.

 To Jest, questo è.
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