[oblo_image id=”1″] Improvvisazione, jazz e spiritualità. Chiude con un omaggio alla musica africana “Instabili Forme Sonore”, la minirassegna del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma. Sul palco, il 6 dicembre alle 21 e 30, Pino Minafra e Roberto Ottaviano, punti di riferimento del panorama sperimentale jazz italiano, insieme nell’Africa Mood, il quintetto nato per interpretare una delle più belle stagioni della musica nera.

Un sound che, negli anni ’70, con Dudu Pukwana, Mongezi Feza, Jonny Dyani, Louis Moholo, Harry Miller, Chris McGregor fuggiva dalla persecuzione dell’apartheid in Sud Africa per fare fortuna in Europa.
Quei testi, carichi di amore e di bellezza, ma anche di rabbia per l’allontanamento forzato, saranno interpretati da due artisti imprevedibili, da sempre legati alle sonorità del sud del mondo.

La musica africana ha, infatti, avuto un ruolo fondamentale nella ricerca di Roberto Ottaviano, titolare della cattedra Musica Jazz del conservatorio di Bari e sassofonista eclettico che a lungo si è esibito in luoghi atipici, come carceri, centri psichiatrici, muse, siti industriali dismessi.
Per Pino Minafra, invece, è un altro omaggio ai sud del mondo, dopo ‘Terronia’, il cd inciso per l’etichetta tedesca Enja, con poesie di Pablo Neruda, Vittorio Bodini, Rocco Scotellaro e Vittorino Curci e con il Sud Ensemble, Faraualla e Meridiana Multijazz Orchestra.
Con loro Livio Minafra (pianoforte), Vincenzo Mazzone (contrabbasso) e Roberto Bellatalla (batterie e percussioni), a ricordare la diaspora africana con gli spirituals e le canzoni dedicate alla ‘madre terra’.

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