Il ritorno alla pellicola nella fotografia sta catturando l’attenzione di molti appassionati, soprattutto giovani, che riscoprono il fascino dell’analogico in un’epoca dominata dalla tecnologia digitale. Questo fenomeno ricorda il rifiorire degli album LP, dove la ricerca di una qualità più umana e originale si fa strada tra le moderne innovazioni.

Prendendo spunto da quanto visto nel corso della recente prima edizione di EXPOSED – Torino Foto Festival, intitolata New Landscapes – Nuovi Paesaggi, mi piacerebbe raccontare una storia, come inizio di un viaggio a mente aperta nel mondo della fotografia odierna. Non si tratterà soltanto della parte tecnica, delle nuove tecnologie, dei progressi nel campo della ricerca industriale, che ha comunque la propria utilità. Si potrà anche “aleggiare” nell’universo della creatività, dove ognuno di noi è il pilota delle proprie idee, dei pensieri e, soprattutto, dei sogni.

Era l’estate del 2002. Venne a trovarmi un amico, appassionato di fotografia e strenuo inseguitore di tutte le innovazioni e dell’ultima uscita di ogni produttore. Era quello il periodo di transizione – se così si può dire – dalla pellicola ai nuovi sensori digitali per fotografia. Maneggiando una fotocamera nuova mi mostrò uno scatto di prova. Ero più attratto dal suo entusiasmo per la novità che da quanto stavo vedendo su quel piccolo schermo, molto scarso in definizione e dai colori un po’ slavati. Rispetto a quanto si poteva ottenere con una buona pellicola, non reggeva il confronto. Mi espressi vagamente con un “io e il digitale non andiamo ancora d’accordo”.

Passarono un paio d’anni e venni incaricato del servizio fotografico per un catalogo d’arte. Presi contatto con il tipografo per capire quale fosse il formato da lui preferito per la stampa e mi sentii rispondere: “Vanno bene dei Jpeg a 300 dpi”. Rimasi un attimo smarrito… stavo ancora pensando alle diapositive, ai negativi a colori; invece questi parametri per me erano un lontano sentito dire. Avevo visto qualche scansione da pellicola, ma non avevo mai prodotto direttamente immagini elettroniche. Il mondo analogico era ormai sul viale del tramonto? Corsi immediatamente ai ripari acquistando una reflex digitale appena uscita; la parte più difficile fu capire i parametri e le regolazioni necessarie per impostare quel nuovo sistema di ripresa. Ci misi un po’ e, con l’aiuto di qualche collega più “avanti”, riuscii a soddisfare le richieste del tipografo.

Da allora l’industria delle macchine fotografiche ha compiuto passi da gigante, senza contare cosa possiamo vedere da parte degli ormai sempre presenti telefonini tuttofare. La qualità d’immagine e la precisione della ripresa hanno raggiunto risultati impressionanti, soprattutto per quanto riguarda gli scatti in scarse condizioni di luce, la stabilizzazione per limitare il “mosso”, la connettività dei sistemi e molto altro.

Però… sì, c’è un però.

Da più parti si sta vedendo un ritorno alla pellicola ed agli apparecchi meccanici, con interesse soprattutto da parte dei giovani. Per trovare rullini a colori o in bianco e nero non c’è alcun problema –  non ne è stata mai interrotta del tutto la produzione – ed il mercato dell’usato analogico è nuovamente in crescita. Inoltre, proprio in questi giorni, alcuni produttori hanno annunciato nuovi apparecchi a pellicola, con finiture ovviamente old style, alcuni addirittura con la stessa proposta di “mezzo formato” che fu degli anni ‘50-’60. Su Internet intanto si trovano anche numerose proposte di corsi dedicati al processo di sviluppo e stampa…

La nuova Pentax a pellicola – Fonte: fotografia.it

Allora, di cosa si tratta? Di un riflusso per motivi commerciali? Oppure il ritorno alla pellicola ha un significato qualitativo? L’analisi che mi sento di pronunciare è la stessa che ha riguardato il rifiorire degli album musicali LP a 33 giri: dopo un lungo periodo di “freddi” Compact Disc e la decadenza qualitativa dei formati compressi – tipo Mp3 – forse è il momento per riappropriarsi di un ascolto in alta qualità, dove si può udire ogni frequenza originale. Allo stesso modo l’immagine fotografica impressa sulla pellicola ha una “pasta” caratteristica, che non è possibile imitare con l’elettronica e che possiede ancora tutti i dettagli di un originale più “umano”… chissà, del resto non siamo macchine, siamo persone.

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