[oblo_image id=”4″]L’uscita in Italia, il prossimo 11 gennaio, del film “Io Sono Leggenda“, diretto da Francis Lawrence e interpretato dal popolarissimo Will Smith, è l’occasione per (ri)leggere l’omonimo capolavoro dello scrittore americano Richard Matheson. Matheson, nato nel 1926, ha scritto molti racconti, romanzi e sceneggiature – tra queste la sceneggiatura del film “Duel” di Steven Spielberg, e di alcune puntate delle serie televisive “The Twilight Zone” e “Star Trek”. Uscito nel 1954, “I Am Legend“, edito in Italia da Fanucci, è stato un passo fondamentale per la storia del cinema e della letteratura horror e di fantascienza, e il suo raggio di influenza è di dimensioni praticamente incalcolabili. A prova di ciò, rileggendo il libro al giorno d’oggi, ci troviamo di fronte a una situazione, il solito clichè dell’invasione di mostri assetati di sangue, ormai decisamente inflazionata.
Il protagonista del romanzo, Robert Neville, pare essere l’unico sopravvissuto ad una misteriosa e devastante epidemia che ha trasformato in vampiri tutti gli esseri umani.

[oblo_image id=”1″]Neville aveva una vita normale e mediamente felice nella tranquilla provincia americana: una moglie e una famiglia che adorava, un lavoro. Poi degli strani eventi, accompagnati da continue tempeste di polvere, conseguenza di non meglio specificati bombardamenti di una non meglio specificata guerra (si era in piena guerra fredda) sconvolgono pian piano la routine quotidiana dell’uomo e dell’intero mondo in cui vive. Una malattia tanto inspiegabile quanto atroce, che trasforma le persone in morti viventi, gli strappa le persone a lui più care, in un clima di crescente isterismo paranoide e disperato. Finché Robert non si trova da solo. L’unico uomo sulla terra, almeno in base alla sua possibilità di indagine, ad essere immune alla malattia. Ed è da qui che parte il romanzo.

[oblo_image id=”2″]Di notte, la casa che Robert ha pazientemente fortificato è assediata da mostri ignobili ed urlanti che altro non vogliono se non la sua carne fresca, e Robert è barricato tra le quattro mura domestiche, alle prese con i dolorosi ricordi di un passato che sembra lontanissimo e con massicce dosi di alcool che lo aiutano ad isolarsi dal rabbioso gridare dei vampiri. Di giorno, quando i vampiri sono addormentati e inoffensivi a causa della loro rinomata avversione per la luce del sole, Robert tenta di ricrearsi una quotidianità provvedendo alle necessità sue e della sua abitazione, ristabilendo una routine che non lo faccia impazzire, e di questa routine è parte integrante l’uccidere tutti i vampiri addormentati che riesce a scovare, tra le rovine di un mondo ormai vuoto e privo di vita. La solitudine, la pratica costante e meticolosa dell’omicidio, la minaccia incombente della morte e l’ancor più insidioso incubo della vita che lo aspetta, fiaccano la sua lucidità mentale, minano le fondamenta della sua umanità.

Robert cerca disperatamente di conservare la sua integrità in compiti pratici e progetti che diventano ossessioni, come il voler trovare le ragioni scientifiche dell’epidemia, nella speranza di trovarne una cura, o la sua testarda perseveranza nel guadagnare la fiducia di un cane spaurito, l’unico altro essere vivente a non essere stato infettato dal virus dei vampiri.

Siamo di fronte ad un romanzo psicologico dunque, in cui gli elementi centrali non sono tanto i mostri, quanto le emozioni del personaggio, i sussulti della sua mente, l’angoscia che pian piano lo pervade e contagia il lettore.

Fino all’inaspettato, atroce epilogo, che sviluppa l’aspetto di critica sociale e politica del romanzo, la riflessione sulla percezione della normalità e dell’alterità, e di come l’una possa ribaltarsi nell’altra e viceversa.

[oblo_image id=”3″]Il libro è stato già trasposto in versione cinematografica: una prima volta nel 1964, con “L’ultimo uomo sulla Terra” (1964) di Ubaldo Ragona, con protagonista Vincent Price e girato a Roma, e nel 1971 con “1975 – Occhi bianchi sul pianeta Terra” diretto da Boris Sagal e interpretato da Charlton Heston. Campione di incassi negli Stati Uniti, “Io sono leggenda” si prospetta un film molto spettacolare, costato 150 milioni di dollari – si fa già un gran parlare della pirotecnica scena dell’esplosione dei ponti di New York in un disperato tentativo di mettere la città in quarantena.

Tutto ciò decisamente in antitesi con l’atmosfera intima e tesa del romanzo. Senza dare giudizi affrettati, bisognerà aspettare e vedere in che modo il film riuscirà ad uscire dagli stereotipi tipicidel blockbuster per dare spazio alla dimensione umana del bellissimo e avvincenteromanzo.

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