Lo sport è, in genere, gioia, sentimenti, emozioni. Purtroppo però, a volte si può trasformare in dramma, addirittura in tragedia. A qualcuno va bene e poi può raccontare la sua brutta avventura, magari scherzandoci su. A qualcun altro va peggio e tutto diventa buio e triste per chi gli sta vicino e non solo.

[oblo_image id=”1″]Domenica sera, 10 febbraio 2008, a Buffalo, nello stato di New York si sta giocando una normale partita di NHL (campionato americano di Hockey su ghiaccio). All’Arena di Buffalo, i Buffalo Sabres e i Florida Panthers si stanno esibendo davanti a 19.000 spettatori, quando, all’improvviso, accade il peggio. Olli Jokinen dei Florida Panthers entra duro su Clarke MacArthur ma è lui stesso ad avere la peggio. Nel cadere, la lama del suo pattino taglia la giugulare di un suo compagno di squadra, Richard Zednik. Olli, come tutti per la verità, c’ha messo un po’ di tempo per capire quanto fosse accaduto. All’inizio si vedeva solo il lento incedere di Richard verso la sua panchina, accompagnato da una striscia rossa di sangue che scorreva dalla sua gola. Trasportato poi al Buffalo General Hospital, nella notte di domenica è stato operato al collo e poi ricoverato nel reparto di terapia intensiva, dove i medici hanno affermato che non è in pericolo di vita.

Per la verità, non è la prima volta che gli spettatori della Buffalo Arena assistono a uno spettacolo così drammatico. Il 22 marzo 1989 Clint Malarchuk, portiere dei Sabres, aveva subito lo stesso incidente. La sua giugulare era stata tagliata dal pattino di Steve Tuttle della squadra di St. Louis. Clint si è poi ripreso diventando allenatore dei portieri proprio dei Panthers. Forse nella Buffalo Arena ci sarà qualcosa di strano.

Questi però, non sono purtroppo gli unici incidenti che hanno colpito il mondo dello sport. In tante discipline si è assistito più volte a eventi tragici. Qui di seguito ne ricordiamo qualcuno.

[oblo_image id=”3″]GIAVELLOTTO. 13 luglio 2007, Golden Gala di Roma. Il francese Salim Sdiri, lunghista di fama mondiale, si sta preparando a saltare nella gara poi vinta da Andrew Howe. All’improvviso Salim è trafitto dal giavellotto scagliato dall’altra parte del campo dal finlandese Tero Pitkamaki. L’attrezzo esce dal settore di lancio andandosi a conficcare sul costato di Sdiri. Fortunatamente però, il giavellotto si incastra tra due costole, senza andare in profondità e senza quindi danneggiare gli organi vitali. Ora Salim Sdiri è vivo e vegeto, e gli è pure venuta la voglia di tornare a saltare per conquistare le Olimpiadi di Pechino. Prossimi appuntamenti il 15-17 febbraio ai campionati nazionali indoor e al prossimo Golden Gala all’Olimpico di Roma l’11 luglio.

[oblo_image id=”4″]BASEBALL. 23 luglio 2007. Tulsa Drillers e Ankansas Travelers giocano una partita di una lega minore di Baseball. Mike Coolbaugh, 35 anni, allenatore dei Tulsa Drillers, con un passato di 44 partite nella Major League, è morto, mentre sedeva tranquillamente in panchina, dopo essere stato colpito alla testa da una palla fuori controllo battuta male da Tino Sanchez degli Arkansas Travelers.

SOFTBALL. 26 luglio 2007. Margaret, o meglio Maggie, Hilbrand, giocatrice di appena 13 anni, è alla sua prima trasferta con la squadra scolastica. Muore per essere stata colpita alla testa da una palla durante un allenamento.

[oblo_image id=”5″]BASKET. Anno 2006, Big East Conference di basket americano. Villanova University e Pittsburg si affrontano per la semifinale del torneo. In campo, con la maglia dei Villanova, c’è anche Allan Ray, attuale guardia della Lottomatica Roma. Allan si tuffa per catturare un pallone. Carl Krauser allunga la mano per contrastarlo. Ma un suo dito si infila nell’occhio di Allan, uscito, per una frazione di secondo, fuori dall’orbita. Dramma solo sfiorato, per fortuna. Ora Ray ci vede bene e ha ricominciato a giocare ormai da molto tempo.

[oblo_image id=”6″]NUOTO. 20 settembre 1988. Greg Lougnis è sul trampolino per il nono tuffo preliminare all’Olimpiade di Seul. Effettua un movimento sbagliato e sbatte con la nuca proprio sul trampolino cadendo in acqua. Si procura una profonda ferita bloccata da quattro punti di sutura temporanea. Dopo soli 35′ Louganis effettua il suo decimo tuffo ottenendo il massimo punteggio e qualificandosi per la finale. Solo allora decide di essere accompagnato in ospedale e dove gli vengono applicati cinque punti e una mascherina a prova d’acqua. Il 21 settembre vince l’oro. Non contento, una settimana dopo conquista un altro oro dalla piattaforma. Uscito dall’acqua dopo l’ultimo tuffo, l’allenatore Ron O’Brien gli sussurra nell’orecchio: “Nessuno saprà mai cosa abbiamo passato”. Insomma, risultati straordinari dopo pochissimo tempo da una tragedia sfiorata. Ma cosa spinse Greg a tornare subito in acqua e a non abbandonare i Giochi? Da dove veniva tutta quella forza di volontà? Proprio da un’altra tragedia scampata Solo sette anni dopo, nel 1995, Louganis rivelerà che sei mesi prima dei Giochi aveva appreso di essere positivo all’HIV e di rischiare l’Aids. Si era curato all’insaputa di tutti, tranne che del suo coach. Dopo l’incidente, oltre a preoccuparsi della sua salute, era in tensione anche per quella degli altri nuotatori. Greg temeva che il sangue perso in piscina avrebbe potuto contagiare qualcuno, ma i medici l’avevano tranquillizzato: l’acqua aveva reso non pericoloso il suo sangue.

[oblo_image id=”2″]SCHERMA. 1982, Campionati del Mondo di Roma. Lo schermitore sovietico Vladimir Smirnov ci arriva come più forte fiorettista del momento essendo diventato Campione olimpico individuale e argento a squadre ai Giochi di Mosca due anni prima. Il 19 luglio Smirnov affronta il tedesco Mathias Behr nelle fasi di qualificazione. Durante un assalto la lama del fioretto di Behr si spezza penetrando nelle maglie della maschera del campione sovietico. La lama si conficca all’altezza della fronte provocando gravi lesioni interne che, dopo nove giorni di coma senza mai riprendere conoscenza, porteranno alla morte di Smirnov. Dopo questo incidente furono introdotte nuove misure di sicurezza: le maschere furono provviste di una maglia protettiva di acciaio e le divise di cotone furono sostituite da quelle in Kevlar, materiale più resistente.

CANOTTAGGIO. 1935, Campionati Europei di canottaggio a Berlino. Il francese Saurin, tagliata la linea del traguardo, smette improvvisamente di remare. Dopo poco sopraggiunge lo scafo azzurro di Ferrucio Mascherpa e Antonio Offredi. La coppia vira per evitare l’impatto, ma ormai è troppo tardi. La prua dello scafo di Saurin salta il bordo dell’imbarcazione (forse per un’onda) e si conficca nella gamba di Offredi tra la tibia e il perone, fuoriuscendo di quaranta centimetri. Grazie all’intervento di un motoscafo di proprietà di un droghiere di Berlino, Offredi riuscì a essere trasportato a riva per i primi soccorsi. Anche qui il dramma fu solo sfiorato.

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