[oblo_image id=”1″]Oscar Pistorius rischia seriamente di non essere ammesso alle prossime Olimpiadi di Pechino. Il velocista sudafricano è sotto esame della IAAF, la federazione internazionale di atletica leggera, che ha chiesto il parere dell’esperto Gert-Peter Bruggermann. Stavolta però non siamo di fronte al solito caso di doping. O meglio, l’oggetto del contendere non è rappresentato da sostanze proibite, fiale sospette o pomate vietate. Paradossalmente il vantaggio di Pistorius consisterebbe proprio nel suo handicap.

Privo delle gambe dal ginocchio in giù – l’amputazione bilaterale fu dovuta ad una malformazione alla nascita – si avvale dell’uso di protesi in fibra di carbonio. Stando all’accusa, queste fornirebbero un beneficio e pertanto costituirebbero una discriminazione rispetto agli atleti normodotati. Pistorius aveva trionfato alle Paralimpiadi di Atene, ha ottenuto tempi interessanti sulle distanze brevi – 10’91” sui 100 metri, 21’58” sui 200 – e ha chiesto alla Federazione Internazionale di poter fare il grande salto abbandonando le manifestazioni riservate ai disabili. Una scelta coraggiosa che rispecchia il modo di vivere la sua condizione. Pistorius ama dichiarare di non essere disabile, di non avere semplicemente le gambe. The fastest thing on no leg come è soprannominato, ha avuto la possibilità di realizzare il suo sogno almeno una volta nel meeting di Roma di quest’anno.

La IAAF però ha abbracciato la strada della prudenza e prevedendo le polemiche che sarebbero seguite ad ogni decisione in merito ha preferito girare la domanda agli esperti di biomeccanica. Il professore Bruggermann, ordinario all’Università di Colonia, ha effettuato alcuni studi sull’atleta decretando che le protesi concedono a Pistorius un beneficio grazie alla maggiore restituzione dell’energia in corsa rispetto alla norma. Lo stesso luminare si è però affrettato a lasciare una porta aperta sottolineando come sia difficile soppesare vantaggi e svantaggi nel caso in esame.

Pretorius aspetta e continua ad allenarsi con l’obiettivo di Pechino 2008. La speranza è che come nelle favole anche la sua storia abbia un lieto fine. In fondo, se lo spirito olimpico prevede che gli atleti sfidino con coraggio e lealtà i propri limiti, chi merita più di lui la partecipazione alla manifestazione a cinque cerchi?

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