[oblo_image id=”4″]Le sue guide sono il vangelo dei turisti, studiate perfino dagli Stati Uniti per i piani di ricostruzione dell’Iraq: è Tony Wheeler, papà delle Lonely Planet e “santo patrono dei viaggiatori avventurosi” (nella definizione del “New York Times”), oggi autore di una classifica da brivido: le aree del pianeta da cui sarebbe meglio stare alla larga, posti dove pace, giustizia e diritti civili sono un miraggio. “Bad lands”, questo appunto il titolo del libro, descrive come si vive, o sopravvive, in paesi isolati dal resto del mondo, dilaniati dalla guerra, oppressi da regimi dittatoriali o da una profondissima crisi economica.

Alzi la mano chi non vorrebbe andare a Cuba, vacanza relax tra sole, mare e spiagge coralline, eppure anche il paradiso dei Caraibi è finito nel girone infernale del guru dei viaggi.

[oblo_image id=”5″]Appassionati di salsa e daiquiri non disperate: nella graduatoria degli stati canaglia, Cuba è solo il fanalino di coda. In pole position la Corea del Nord, segue a ruota l’Iraq dell’era Saddam, come se oggi Baghdad, Tikrit e Mossul fossero villaggi vacanze. Un passato di splendore offuscato dalle brutture del presente fa si che anche l’Iran finisca nella lista nera, poi exequo per Afghanistan e Libia: il paese di Gheddafi è solo al quarto posto e c’è da stupirsi visto che tra armi di distruzione di massa, terrorismo e oppressione dei civili ed invasioni varie ne ha combinato proprio di tutti i colori. Se poi avete in mente Albania o Arabia Saudita rifletteteci ancora un pò su: nella classifica delle “bad lands” compaiono anche loro, quinta e sesta posizione, perfino più pericolose della Birmania: i monaci buddisti ed Aung san suu Ky non sarebbero d’accordo.

E così addio avventura; non ci resta che volare verso le solite mete: la vecchia cara Italia e poi gli Stati Uniti, Australia, Europa.

Per comprendere la reale condizione degli stati che esamina, Wheeler viaggia, incontra e discute con le persone del posto e con improbabili guide, riflette sulla storia del paese e mette alla prova i luoghi comuni che lo riguardano, molto spesso ridimensionandoli. Vitale, irriverente e al tempo stesso incisivo come un reportage, “Bad Lands” non è solo il racconto di una serie di viaggi: è uno sguardo appassionato e lucido sulla vita a contatto con il lato più violento e grottesco del potere.

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