Nei canali d’informazione fotografica, si parla continuamente di apparecchiature che offrono prestazioni sempre più alte. Ci sono però alcuni limiti invalicabili: oltre certi valori non è possibile andare.

Ogni nuovo anno porta con sé l’arrivo di novità tecnologiche, nuove fotocamere, nuovi obiettivi, nuovi accessori. Evoluzioni, nel vastissimo parco strumenti a disposizione dei fotografi. Si susseguono aggiornamenti e soluzioni all’avanguardia per ogni esigenza di ripresa, sviluppo ed elaborazione dei file fotografici, in stretta correlazione con i progressi dell’informatica e dell’elettronica. Non tutto però è classificabile effettivamente come un passo avanti, anzi, ci sono fattori che rimangono relegati ai soliti intramontabili compromessi tecnici.

Sfogliando una rivista di settore, ho letto un articolo che presenta un paio di nuovi obiettivi. Il titolo annuncia caratteristiche innovative, in termini di prestazioni ottiche. Si parla di piccole correzioni delle aberrazioni cromatiche, aggiunta di lenti asferiche, trattamenti antiriflesso nanotecnologici per le superfici e dettagli costruttivi, volti soprattutto alla diminuzione dei pesi. Quando però vedo che – uno dei due è uno zoom standard – l’apertura massima è f/4.5-6.3… eccoci “cascati” in uno dei limiti invalicabili.

Nuvole – Foto ©Marco Baracco

L’ottica è essenzialmente matematica e geometria. Se non per questioni di piccoli aggiustamenti – che fanno più che altro da contorno e rifinitura – le prestazioni di un obiettivo dipendono da fattori di calcolo che si compensano reciprocamente. Per capire meglio, se intervengo correggendo un particolare gruppo di aberrazioni cromatiche, come quelle assiali per esempio, automaticamente variano i valori di quelle extra-assiali. Non è possibile andare oltre i limiti invalicabili del conseguente bilanciamento. Per semplificare, all’aumentare di un valore ce n’è sempre un altro che diminuisce, variando i fattori il risultato non cambia. Se provo a risolvere un problema di astigmatismo, avrò di conseguenza modificazioni della resa in termini di curvatura di campo, coma, aberrazioni sferiche ed altri valori che, tecnicamente, sono chiamati “difetti ottici”. Sin qui – almeno per chi non ha particolari esigenze mirate ad uno specifico risultato – possiamo lasciare i calcoli ai tecnici e andare avanti senza complicarci la vita. Di solito invece il valore che interessa maggiormente chi acquista un obiettivo e quello della cosiddetta “luminosità”. Vediamo in breve di cosa si tratta.

BNS – Foto ©Marco Baracco

È quel numero preceduto dal simbolo “f/”, che vediamo stampato sul bordo dell’obiettivo. È il risultato di una divisione: lunghezza focale fratto diametro del fascio di luce passante. In ogni obiettivo la quantità di luce che lo attraversa è limitata dai bordi degli elementi, dalle parti costituenti la montatura e da un diaframma ad iride. In realtà la quantità effettiva di luce che passa dipende da molti fattori e il calcolo della luce trasmessa tende a farsi piuttosto complicato. Il numero f/ quindi è un valore puramente indicativo, che serve per distinguere le prestazioni in termini di apertura massima tra un’ottica e l’altra. Lo possiamo verificare praticamente con un semplice ragionamento visivo: se ho una lunghezza focale di 50 mm e il fascio di luce alla massima apertura passa attraverso un foro di diametro 25 mm, l’obiettivo lavora a f/2.

Nikon 200 f/2 (fuori scala)

È un valore approssimativo, ma rende l’idea. Se poi utilizziamo un grandangolare spinto, un teleobiettivo, oppure un zoom, la situazione si complica. A titolo di esempio, anni fa mi trovai ad eseguire dei test con due  obiettivi di focale 200 mm. Uno zoom 80-200 f/2.8: gruppo ottico frontale con lenti di diametro circa 8 cm e peso di 1,340 kg, caratteristiche che, in buone condizioni di luce, ne permettono tranquillamente l’uso a mano libera. Prezzo intorno ai 1200€. Tutto più “sostanzioso” per il modello 200 mm f/2: gruppo ottico frontale di circa 13 cm e peso di 3 kg. Piuttosto impegnativo da portare in giro, senza contare il peso della macchina e di un robusto treppiede. Sorvolo sul prezzo di uscita, che superava i 6000€.

nikon_80-200_f2-8d (fuori scala)

Concludo questa piccola (e “leggera”) avventura nel mondo dell’ottica fotografica con un pensiero dedicato agli appassionati. Se non abbiamo esigenze specifiche per un uso professionale degli strumenti, allora possiamo concentrarci su come ottenere fotografie che abbiano un significato di comunicazione. È questo che ci permette di lasciare da parte i limiti invalicabili e di utilizzare al meglio l’energia emotiva, trasmettendo “chi siamo”, indipendentemente da cosa abbiamo utilizzato per produrre le nostre immagini.

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