[oblo_image id=”2″]Un elogio alla bellezza femminile e a ciò che si nasconde dietro di essa: così può essere definita in poche parole l’ultima opera cinematografica di Isabel Coixet.
“Lezioni d’amore” racconta la storia e i sentimenti di un maturo ed affermato docente universitario (Ben Kingsley) e della stupenda allieva cubana Consuela (Penelope Cruz), con la quale intrattiene una intensa relazione. Sebbene il prof. David Kepesh consideri il corpo di questa giovane donna al pari di un capolavoro artistico, ben presto ella per lui diventa molto più di un semplice oggetto del desiderio. Egli, d’altronde, ha talmente paura di essere abbandonato prima o poi per un uomo più aitante che immagina spesso Consuela nelle braccia di qualcun altro. I timori di un tradimento e soprattutto il fastidio di essere giudicato dagli altri troppo vecchio per la sua partner, alla fine faranno allontanare davvero quest’ultima da lui. Il rapporto fra i due, così, sembra essersi irrimediabilmente incrinato finché, due anni più tardi, David riceve all’improvviso una visita della ragazza, che cambierà il corso degli eventi.
La vicenda è tratta dal romanzo breve “L’Animale Morente” dello scrittore premio Pulitzer Philip Roth. Lo sceneggiatore Nicholas Meyer e la regista sono riusciti a conferire ai personaggi le medesime sfaccettature infuse in precedenza ad essi dall’autore, oltre che a rendere chiare le motivazioni per cui hanno voluto trasporre sullo schermo proprio tale racconto. L’ottimo risultato raggiunto si deve del resto anche alla bravura dei due attori principali, che hanno creduto fortemente nel progetto. Riguardo al ruolo interpretato, Penelope Cruz ha dichiarato: “la parte di Consuela è una delle più impegnative che abbia mai affrontato nella mia carriera. Mi piace perché non si lascia mettere in un angolo. Lui non è il predatore e lei non è la vittima. Lei sa per quale motivo vuole stare con quest’uomo. È molte donne nello stesso tempo, però ogni volta è se stessa, è onesta, complessa…selvaggia e imprevedibile”. Sull’eroina Meyer inoltre aggiunge: “possiede una straordinaria bellezza che trafigge Kapesh, ma è pure molto vulnerabile, cosa che il professore non sospetta neanche, perché è incapace di vederla veramente, almeno fino a quando non è troppo tardi”. La tendenza di Kapesh ad osservare l’esteriorità delle cose e delle persone è simboleggiata dalla sua passione per la fotografia: l’azione rituale di immortalare l’amata si ripete in diversi momenti del film, come se egli volesse catturare e preservare l’immagine di Consuela nel tempo.
L’enfasi e l’umorismo dello stile della filmaker, allo stesso modo, si estendono ai personaggi minori della narrazione. Carolyn (Patricia Clarkson), ad esempio, presenta dei caratteri contradditori e particolari: è una potente donna d’affari, ma del tutto insoddisfatta della sua vita privata. Pur condividendo un legame esclusivamente sessuale con il professore, ella si sente sola. Un risentimento ancora più profondo nei confronti di Kapesh lo prova il figlio Kenny (Peter Sarsgaard), ancora in collera con il padre per averlo trascurato da piccolo e per aver lasciato la madre. Una funzione di rilievo, infine, è quella attribuita al celebre poeta George O’Hearn (Dennis Hopper), che cerca di mettere in guardia il suo vecchio amico Kapesh dalle probabili sofferenze che un lungo e stabile impegno con Consuela potrebbe infondergli.
Dal punto di vista tecnico, non sono da sottovalutare i contributi del Direttore della Fotografia Jean Claude Larrieu, che si è distinto per la scelta giusta dei colori e per l’utilizzo adeguato degli specchi e delle vetrate; l’amore per l’arte del protagonista è stato poi messo in risalto dallo scenografo Claude Parè, che ha reso il suo appartamento una sorta di museo; un’identica attenzione verso il dettaglio è stata dimostrata anche dalla costumista Katia Stano, dal momento che ogni abito indossato sul set ha aiutato a percepire l’essenza interiore dei singoli personaggi.
Una pellicola che gli amanti del cinema mélo e di elite non potranno assolutamente perdersi.