Un tuffo nel XVII° secolo, per ritrovare una morale che va bene per tutti i tempi. Le intellettuali di Molière è uno spettacolo teatrale che ripropone riflessioni ancora così attuali, delle quali se ne possono quasi prevedere gli sviluppi.

In scena fino al 13 aprile al Teatro Mil di Sesto San Giovanni, la pièce per la regia e con la partecipazione di Arturo Cirillo, uno dei più riconosciuti e promettenti registi e attori del nostro periodo, ha raccolto un ottimo consenso di pubblico e numerosi applausi.

[oblo_image id=”1″]Diverse le tematichesviscerate da Molière. Lo spettacoloanalizza infatti la contrapposizione tra la falsità dei valori acquisiti, propinati come filosofici e umanistici, vissuti come disprezzo verso le futili cose materiali, contro la genuinità dei sentimenti e il senso pragmatico della vita. Cultura vista però come strumento di emancipazione e di libertà soprattutto della condizione femminile, che in questo caso diventa quasi un’arma per sopraffare e nel contempo per appropriarsi di quel potere,da millenni, di indiscussa appartenenza maschile. Uso dell’intelletto che diventa quindi lo strumento per ottenere la parità tra i sessi, ma che appare, nel testo di Molière e con la regia di Cirillo, quasi grottesca rappresentazione di come tutti, uomini e donne, alla fine siano vittime dei propri personalissimi egoismi.

[oblo_image id=”2″]Ambientato in un salotto di atteggiate intellettuali illuministe della fine del 1600, la pièce narra la vicenda di una famiglia aristocratica, capeggiata da una madre matrona e narcisa. Lamatronacontratta infatti il matrimonio della figlia minore Enrichetta, contro il parere di quest’ultima, con il filosofo scrittore Trissottani, interpretato dallo stesso Cirillo. La madre si atteggia a grande intellettuale, facendo dei salotti e dell’approccio poetico e artistico il motore della sua esistenza. Una madre dispotica e autoritaria che si da arie da gran dama, che si indigna per un congiuntivo sbagliato e che cerca di imporre il suo stile di vita snob e avvezzo alle arti e alla cultura a tutta la famiglia, marito compreso.

Grazie ad una stratagemma Enrichetta riuscirà a però a sposare il suo veroamato, matrimonio appoggiato dal padre della contesa, più per ripicca verso la moglie che per scelta sentita. Di fatto di fronte all’improvvisa e “inscenata” caduta in povertà della famglia, il moralista e filosofo Trissottani butterà giù la maschera, di cinico cercatore di dote, e a gambe levate scapperà dalla scena.

[oblo_image id=”3″]La scenografia essenziale, un tavolo e dei paraventi che ricordano solo in parte il periodo dell’ambientazione data dal grande Molière, più l’ausilio di pompose parrucche, come afferma lo stesso Cirillo, riportano lo spettacoload una dimensione sospesa, quasi atemporale. Continua Cirillo che si tratta della storia di una finzione che ha quindi come protagonista lo stesso teatro, ovvero lamessa in scenadelle apparenze e dellarecitazione nel quotidianoe in questo caso della cultura sbandierata più come feticcio, come biglietto da visita, come arma, come mezzo di prevaricazione che come maestra di vita.

Nello spettacolo a volte la recitazione si avvale diparti proposte interamente in napoletano, che stridono con l’italiano retorico e perfetto utilizzato dagli atteggiati intellettuali, marcando ancora di più la contrapposizione tra il genuino e il recitato, il pragmatico e l’intelletto, qui fatto di superficialità.

Spontanei e preparati gli attori della compagnia del Nuovo teatro Nuovo di Napoli. Una nota di riguardo va all’efficacia recitativa e all’originalità messe nel ruolo della madre intellettuale, che imponendo la sua superiorità culturale sul maritolo obbliga al conflitto, per riappropriarsi di una potestà orami perduta. Si tratta di cosa insolita e innovativa se si pensa alla condizione femminile del periodo storico in cui Moliere è vissuto, e che di fatto sottolinea l’originalità del suo testo, e la grandezza dello scrittore teatrale capace di descrivere vizi e virtù per tutti e per sempre.

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