[oblo_image id=”1″] Saremo probabilmente gli unici in Italia a difenderlo. Ma ci piace sottolineare il coraggio dell’arbitro Henning Ovrebo, proprio quello che si è “macchiato” del peccato capitale di aver annullato il gol di Luca Toni con la Romania. Avrebbe potuto nascondersi dietro un no comment, scaricare le colpe sul guardalinee, ricorrere alla fantasiosa interpretazione del fuorigioco passivo proposta dalla Uefa. Ed invece si è assunto ogni responsabilità per quella decisione, un’ammissione di colpa inusuale nel mondo del pallone dove le dichiarazioni tendono a mescolare ipocrisia e aria fritta. Forse, proprio per questo, le scuse pubbliche dell’arbitro sono state rigettate da gran parte dei critici. E così i giornali nostrani si sbizzarriscono parlando di peso politico, di complotto anti italiano, di segrete trame per sbarazzarsi dei campioni del mondo in carica. Franco Corbelli, presidente del Movimento Italiano per i Diritti Civili, ha addirittura chiesto alla Procura di Roma di aprire un’inchiesta. Sarà un caso ma la stessa dietrologia era presente due anni fa quando la partenza degli azzurri per la Germania era salutata dallo scetticismo di chi era convinto che la nostra nazionale avrebbe pagato lo scandalo calciopoli. Poi – come sempre avviene – il campo si dimostrò l’unico giudice, la squadra di Lippi non subì alcuna vessazione arbitrale e concluse la sua cavalcata trionfale riportando una Coppa che mancava da 24 anni. Tuttavia, il vittimismo nostrano è un morbo difficile da debellare. In Francia nessun giornale si è accanito contro l’arbitro tedesco Fandel che ha sorvolato su un evidente fallo di mano in area olandese nella partita persa dai blues. Perchè, fino a prova contraria, un arbitro ha il diritto di sbagliare senza essere considerato in malafede. Principio sacrosanto che però improvvisamente dimentichiamo quando ci sentiamo penalizzati. Proprio per il gol annullato a Toni, Ovrebo è stato bocciato dalla Uefa che lo ha escluso dalle designazioni delle prossime gare. Una decisione comprensibile da un punto di vista tecnica ma che non deve però alimentare i sospetti sull’onestà del fischietto norvegese. Per l’Italia, invece, la marcia verso la seconda fase non è ancora terminata. Per fortuna, martedì si torna in campo e per novanta minuti le polemiche verranno messe da parte. E magari nella preparazione al match con i francesi, per il gruppo azzurro potrebbe essere preziosa un pò di sana autocritica: l’ultimo posto provvisorio non può essere addebitato solo ad altri.

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