[oblo_image id=”1″] Dopo il Chievo, meglio del Chievo. La favola del quartiere di Verona capace di galleggiare in serie A ha trovato una degna prosecuzione. Merito dell’Hoffenheim, piccolissimo club di una frazione da 3.000 abitanti con uno stadio da 5.000 posti che alla prima apparizione in Bundesliga sta mettendo in discussione l’egemonia delle tradizionali grandi del calcio tedesco. Secondo i pronostici, la squadra era destinata ad un rapido ritorno nella serie cadetta, ma la classifica racconta altro. L’Hoffenheim può festeggiare il titolo di campione d’inverno prendendosi il lusso di guardare dall’alto verso il basso società blasonate e facoltose come Bayern Monaco, Werder Brema o Shalke. 35 punti nel girone d’andata: un bottino invidiabile che conferma la compattezza e la qualità tecnica della rosa. Ma a rendere tutto più pittoresco è il racconto di quest’incredibile scalata verso l’elite del pallone. Dalla sua fondazione datata 1945, l’Hoffenheim ha sempre calcato i campetti di periferia rimanendo ai margini del calcio che conta. Di professionismo neanche a parlarne: a scendere in campo erano i ragazzi del quartiere. Tra questi Dietmar Hopp che dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, si è dedicato all’informatica fino alla geniale intuizione di creare il colosso SAP. E una volta diventato milionario, ha pensato di dare lustro alla “sua” squadra. Se lui è la mente di questo capolavoro sportivo, il braccio è il tecnico Ralf Rangnick. Soprannominato “il mago”, l’allenatore ha plasmato quasi dal nulla un gruppo monolitico capace di salire anno dopo anno sui palcoscenici più prestigiosi. Secondo gli scommettitori, il primato in classifica è aleatorio: troppo grande il divario con il Bayern Monaco di Toni, Ribery e Klose. Ma con l’Hoffenheim ogni previsione può essere smentita. Le favole quasi sempre si concludono con il lieto fine…

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