Piccole DonneChi non ricorda la saga letteraria sulle sorelle March, scritta alla fine dell’Ottocento dall’autrice americana Louisa May Alcott? Essa è stata trasposta diverse volte per il grande e piccolo schermo, ma sono state assai più sporadiche le riproposizioni teatrali.

A colmare questa lacuna ci ha pensato ora il regista/sceneggiatore Michele Di Francesco che, assieme al numeroso cast di attori della Compagnia degli Indie, ha riassunto e adattato per il palcoscenico del Teatro Portaportese di Roma i due primi romanzi della serie, ovvero “Piccole Donne” e “Piccole Donne Crescono”.

Il rifacimento resta molto fedele alle trame delle vicende narrate in entrambi i libri, e ogni sorella viene rappresentata sottolineandone con meticolosità le caratteristiche distintive. A ciò contribuiscono anche i costumi d’epoca realizzati appositamente per l’occasione da Vize Ruffo e da Angela Masciello, le atmosfere create attraverso un sapiente gioco di luci e ombre sulla scena e i momenti maggiormente comici/drammatici attraverso cui emerge con più chiarezza la psicologia delle protagoniste.

Per quanto riguarda la scenografia, quella principale riproduce il salone dove i membri della famiglia si riuniscono per discutere o confidarsi tra di loro o con conoscenti. É quindi di tipo fisso, poiché i pochi episodi che si svolgono fuori da casa March hanno semplicemente il sipario come sfondo.

Naturalmente pure il messaggio che si vuole veicolare con la pièce è lo stesso che voleva comunicare la Alcott, e cioè che fare delle proprie passioni un mestiere (la scrittura per Jo, la pittura per Amy, ecc..) è possibile, promuovendo in questo modo fin da allora una sorta di emancipazione femminile, che a poco a poco si sarebbe percepita sempre in maniera più rilevante nel secolo successivo.

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