[oblo_image id=”1″]Bella, dolce, quasi eterea. Eppure la giovane cecena Milana Terloeva racconta nel suo libro le sofferenze della Cecenia in maniera fresca e giovanile. Scampata a due guerre, Milana lascia il suo paese per arrivare a Parigi grazie all’ Associazione Etudes sans frontieres. Qui ha potuto studiare e portare avanti il suo progetto: tornare in Cecenia per aprire un giornale indipendente.

Il suo libro, Ho danzato sulle rovine, tradotto dal francese Danser sur les ruines è edito dalla Corbaccio, racconta la sua storia e quella della sua famiglia. Narra la sofferenza di perdere un amico caro, di dover studiare tra le rovine dell’Università e la voglia di “normalizzazione”. Racconta come la paura abita nelle persone, anche se l’attuale governo del filo-russo Ramzan Kadyrov ricostruisce le città a partire da Grozny, la capitale. Eppure riecheggia ancora la famosa frase di Vladimir Putin: Rincorreremo i ceceni fin nella tazza del cesso.

Spiega Milana che è un popolo, il suo, che soffre da 300 anni: basti pensare alle deportazioni in Kazakhstan durante le purghe staliniane e poi le torture, le sparizioni, le morti atroci e le violenze a cui tutti donne e ragazzi in primis, devono sottostare continuamente. Nel cuore dell’Europa. Si perché non stiamo parlando di Africa o America Latina: si parla di Europa.

Fa riflettere la determinazione con cui Milana dice di non aver paura. Parla francese e ha dei modi eleganti di esprimersi ma non ha pensato per un attimo di abbandonare la sua Cecenia, di dare la voce al suo popolo.

Danza Milana leggera tra le pagine di questo suo diario: Penso che c’è comunque qualcosa di nobile in noi -dice- qualcosa di speciale, che i russi non riusciranno mai a distruggere.

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