[oblo_image id=”1″] Una medaglia d’argento lascia sempre l’amaro in bocca. Se poi chi ti ha soffiato l’oro è stato meno bravo di te, allora la delusione si trasforma in rabbia. Può succedere soprattutto nelle discipline dove non si segnano gol nè si fanno canestri ma il punteggio e le classifiche sono determinati esclusivamente dal responso delle giurie. Agli Europei di ginnastica di Clermont-Ferrand abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione di quanto possa far male una valutazione sbagliata. A giudizio pressochè unanime la nostra Carlotta Giovannini aveva proposto il miglior esercizio nel volteggio senza commettere alcuna sbavatura. Un oro apparentemente in cassaforte svanito per l’incomprensibile decisione della giuria che ha premiato Oksana Chusovitina. La russa, alla veneranda età per una ginnasta di 32 anni, è un monumento vivente della specialità ma nella manifestazione continentale non ha esibito il meglio del suo repertorio incappando in una fragorosa caduta durante il secondo salto. Sarà stato per il carisma della navigata campionessa o per il peso geopolitico della nazione che rappresenta, la giuria ha “curiosamente” chiuso un occhio sorvolando sull’errore e relegando la nostra portacolori al secondo gradino del podio.

Una beffa che purtroppo allunga soltanto la lista relativa alle decisioni “sospette” dei giudici. Proprio la federazione internazionale di ginnastica aveva rivisitato il canonico sistema di punteggi per evitare polemiche simili a quelle divampate alle Olimpiadi di Atene dove il greco Tampakos vinse l’oro negli anelli sfruttando in modo eclatante il “fattore casalingo”. Indimenticabile l’immagine del nostro Juri Chechi che alza le mani del bulgaro Jovtchev, argento sul podio ma vincitore morale a tutti gli effetti. Tuttavia, le discussioni sulla presunta obiettività delle giurie non si fermano alla sola ginnastica. Provate a chiedere a distanza di venti anni a Vincenzo Nardiello un commento sugli arbitri che decretarono la sua eliminazione dal torneo olimpico di pugilato ai giochi di Seul. Al termine di un match dominato dall’azzurro, il verdetto regalò incredibilmente la qualificazione al coreano Park Si-Hun, che aveva l’unico merito di giocare in casa.

[oblo_image id=”2″] Ma un errore della giuria è stato anche il propulsore per uno dei gesti più nobili della storia dello sport. La russa Irina Karavaveva si vide premiare con il miglior punteggio ai mondiali di Odense in una delle discipline più spettacolari della ginnastica ritmica: il tappeto elastico. Ciò nonostante non riusciva a gioire per quel successo. Secondo lei l’esercizio migliore era stato quello proposto dalla tedesca Dogonadze. Così  ha chiesto e ottenuto di sovvertire la decisione dei giudici e in una cerimonia speciale le due campionesse si sono scambiate le medaglie con la stessa leggerezza con cui due bambini si scambiano le figurine. Gesti fuori dal tempo che confermano come lo sport possa essere ancora superiore a polemiche, sospetti e insinuazioni. Un esempio che è sempre bene ricordare soprattutto ora che la fiaccola olimpica fatica ad ardere nel cammino verso Pechino.

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