Inizieranno nel 2009 in Sardegna i lavori per la costruzione del metanodotto che partendo dall’Algeria porterà il gas naturale in italia. Il progetto nasce diversi anni fa e adesso si avvicina alla realizzazione attraverso la Galsi, società creata in occasione di questa iniziativa, composta da Sonatrach, Edison, Enel, Gruppo Hera e Sfirs, e finanziata dalla regione. I lavori, che prenderanno avvio l’anno prossimo, porteranno alla costruzione di un gasdotto che batterà tutti i record di profondità: 2800 metri sotto il livello del mare nel tratto tra l’Algeria e la Sardegna per un affare da 2 miliardi di euro. Dalla costa algerina, l’infrastruttura si svilupperà in una sezione internazionale fino al sud della Sardegna, nel Sulcis, per proseguire con una sezione italiana composta da un tratto sulla terraferma, che arriverà fino a Olbia e un nuovo tratto via mare che raggiungerà la Toscana nei pressi di Piombino, area in cui il nuovo progetto verrà interconnesso con la rete nazionale di trasporto.

Il progetto porterà quindi una nuova grandissima forma energetica alternativa al petrolio che potrebbe quindi allentare la dipendenza energetica italiana dai paesi produttori dell’oro nero.

Su 8 miliardi di metri cubi di metano che arriveranno in Italia dall’Algeria attraverso il gasdotto Galsi, 2 miliardi saranno a disposizione della Sardegna ad un prezzo di maggior favore rispetto alle altre regioni, per un abbattimento del 40% della bolletta energetica sarda.

Un opportunità quindi indiscussa visto che un metro cubo di metano costa circa 0,25 dollari contro gli attuali 60 dollari al barile per il petrolio.

Il dubbio è un altro: lo stanziamento di tanti soldi in favore del progetto (la Regione fino a ora ha speso 150 milioni di euro ma ne servono altrettanti per il completamento delle reti)

potrebbe andare a discapito della ricerca e finanziamento di energie rinnovabili e pulite. Il gas naturale infatti è un idrocarburo, come il petrolio, ma a differenza di questo non contiene zolfo e, durante la combustione, emette il 20% in meno di CO2 e una quantità ridottissima di polveri sottili, quelle che poi provocano danno alla salute, che invece la benzina sprigiona in quantità enormi. Ciò non ostante la combustione di gas produce gas serra, anche se in misura minore rispetto agli altri combustibili fossili. I due principali aspetti negativi (oltre all’emissione di gas serra e di inquinanti come monossido di carbonio, ozono, ossidi di azoto) sono rappresentati dall’estrazione, che può danneggiare l’ecosistema e causare cedimenti del terreno circostante, ed il trasporto che genera ulteriore inquinamento. I maggiori consumi di gas si registrano nel settore termoelettrico (produzione di energia elettrica), nel settore civile e nel settore industriale. mentre nel settore dei trasporti è attualmente poco significativo (anche se si ritiene potrà avere un importante sviluppo nei prossimi anni). Per quanto riguarda i trasporti l’utilizzo del metano potrebbe portare grandi risparmi in termini di emissione di CO2, per cui se ne auspica l’utilizzo in questo settore.

Insomma il gas naturale è sicuramente più conveniente del petrolio sia dal punto di vista economico che da quello ecologico e questo oltretutto allontanerebbe la prospettiva della rincorsa al nucleare. Rimane invece invariato il problema del trasporto visto che i gasdotti attraversano territori di diversi stati e spesso si può verificare, principalmente per problemi politici, l’interruzione del flusso nel momento in cui una nazione decide di chiudere i rubinetti sul proprio territorio. Sarebbe quindi non poco gradito che politici e privati provassero pure a investire sulle energie davvero pulite che oltre a non gravare sull’ambiente non graverebbero sulle tasche di nessuno, visto che non hanno terre, regioni, confini.

Advertisement