
Fabio Volo Libri, comunicazione e calcetto. Esegesi dei bestseller del non scrittore
La strada verso casa è l’ultimo romanzo scritto da Fabio Bonetti, meglio conosciuto come Fabio volo. Nelle librerie dal 22 ottobre scorso, a oggi è già un bestseller in cima a tutte le classifiche. Niente di nuovo, insomma. Sì, perché Volo ci ha abituato a romanzi che nel giro di pochissimo tempo diventano dei successi e non è insolito vedere le copertine dei suoi libri nelle mani di adolescenti entusiaste o in cartelloni pubblicitari fuori dalle librerie. La domanda, che può sembrare retorica, è: perché? Perché proprio lui? La risposta è molto semplice: Volo racconta la storia con le parole che avresti usato tu. Forse anche meglio di come avresti fatto tu. Nelle sue storie ti riconosci, le condividi. Le hai vissute, sì, ma da adolescente. Poi sei cresciuto, ti sei evoluto, hai letto qualche libro in più e sei maturato, ma questo non conta, perché con lui torni a riviverle. Lui è così, mette ordine ai pensieri, trovandone le parole più appropriate. Ti racconta storie che già conosci con un tono rassicurante e confidenziale. Un po’ come quando vai a bere una birra con quella tua amica che parla tanto e che non vedi da cinque anni: è una bravissima persona, ma parla troppo, di tutto e di niente, e quando torni a casa, non ti sei annoiato, ma non ti sei nemmeno divertito. Le sue storie sono scritte in un italiano scorrevole, pulito e chiaro, ma prevedibile, come l’amico che comincia a scriverti senza sosta dal momento in cui viene a sapere che non sei più fidanzato. Quelli di Volo non sono libri scomodi, non ti sconvolgono. Non ti dicono tutto quello che non ti vorresti sentir dire, non ti turbano. Le sue storie sono rassicuranti, proprio come quando vai a mangiare dalla nonna affamato e sai che ne uscirai ad un passo dall’esplosione. Niente imprevisti, niente turbamenti. Tutto come da protocollo. Un protocollo che prevede l’utilizzo di frasi come quelle dei Baci Perugina, rime sullo stile di sole- cuore- amore, protagonisti che rappresentano l’italiano medio che si destreggia, anche se con fatica, tra lavoro, partite di calcetto con gli amici e che si affida al cantante neomelodico di turno per indursi la depressione dovuta al due di picche ricevuto da una ragazza qualsiasi in un sabato sera qualunque. Il binomio Volo – letteratura sembra quanto mai azzardato, ma non inconcepibile per molti, visto il grande successo che ha e che continua ad avere. E’ un grande comunicatore, questo sì, perché dice alle persone esattamente quello che hanno bisogno di sentire, con le parole più azzeccate. C’è però da dire che lui non si è mai definito uno scrittore, ma un “non-scrittore” autentico in quello che dice. Ma se effettivamente nemmeno lui si definisce uno scrittore, la domanda sorge spontanea: chi siamo noi per contraddirlo?