[oblo_image id=”4″]Quando Aurelio De Laurentiis, il 2 agosto 2004 costituì la società Napoli Soccer (che tornerà a chiamarsi Società Sportiva Calcio Napoli solo il 23 maggio 2006 con la riacquisizione dei trofei e del titolo sportivo persi con il fallimento) tutti erano convinti che fosse la persona giusta per la rinascita del club partenopeo.
Il tempo finora è stato galantuomo. Due promozioni consecutive, dall’inferno della C fino al paradiso della A passando per il purgatorio della B. Se non fosse stato per il primo anno, quando il salto in cadetteria sfuggì solo all’ultimo atto, nella finale play off con l’Avellino, l’avventura nel calcio del produttore cinematografico sarebbe stato finora perfetta. Ma c’è da dire che quella stagione fu tanto condizionata dall’enorme ritardo dei tribunali. Il Napoli saltò le prime giornate di campionato perché impegnato in un affrettato rastrellamento di giocatori (dal 7 al 23 settembre) e in una mini-preparazione fisica di appena 15 giorni (invece dei soliti 2 mesi). La prima partita fu giocata solo tre giorni dopo la fine di questa speciale finestra di mercato riservata esclusivamente al Napoli. Il 26 settembre contro il Cittadella al “San Paolo” finì 3-3 davanti a 46 mila spettatori. Da lì cominciò la scalata al calcio che conta.
[oblo_image id=”6″]Dopo 3 anni e mezzo di presidenza De Laurentiis può ritenersi soddisfatto dei risultati ottenuti. Alla prima stagione in serie A è settimo in classifica a due giornate dalla fine del girone d’andata. Arrivasse sesto a fine campionato sarebbe Coppa Uefa. La società e i tifosi ci sperano, ma senza assilli. Intanto ci si gode il 5- 0 a Udine, il 4- 4 a Roma, la vittoria 3-1 con la Juve che, condite da molte altre prestazioni positive, hanno fatto riaffiorare vecchi ricordi nei cuori nei tifosi azzurri.
[oblo_image id=”5″]Quando si parla di risultati però, non si deve pensare solamente a quelli sportivi. Essendo lo sport entrato ormai a pieno titolo nell’industria dell’intrattenimento, bisogna accettare che le società sportive siano, a tutti gli effetti, società a scopo di lucro. Per cui, quando si parla di risultati, ci si riferisce anche a quelli economici, di bilancio. Ebbene, il Napoli di De Laurentiis sembra aver invertito, anche in questo campo, la tendenza negativa costata cara alle vecchie proprietà. La squadra azzurra sta iniziando a rivelarsi una vera e propria miniera per il patron. Il bilancio relativo all’annata 2006-07 (quella trascorsa in B) si è chiuso con un utile d’esercizio di un milione e 420 mila euro. Il capo della Filmauro, resuscitando il Napoli, al di là delle implicazioni sentimentali e del ritorno d’immagine, ha compiuto un’operazione economica assai vantaggiosa, che, solo ora, sta cominciando a dare i suoi frutti. Da sempre sincero con la piazza, ha dichiarato più volte che, con il club azzurro, il suo scopo è arricchirsi o, quanto meno, non rimetterci. Tornando ai numeri, il valore della produzione del Napoli è [oblo_image id=”1″]lievitato del 243%. I ricavi cresciuti in modo maggiore (+221%) sono stati quelli dei diritti radiotelevisivi: 8,69 milioni. In aumento anche le entrate per abbonamenti e biglietti (4,69 milioni) e sponsorizzazioni (7,36 milioni). Certo, prima di guadagnare ci ha rimesso eccome il presidente. La sola acquisizione del club nel 2004 gli costò ben 30 milioni di euro, a cui vanno aggiunti un prestito di oltre 10 milioni da parte della controllante Filmauro e un fido aperto 3 anni fa con la Unicredit di 27,24 milioni, ridotto ora a soli 7,04 milioni. Neppure l’aumento del monte ingaggi, cresciuto da 6,53 a 14,90 milioni (+128,1%) ha messo in crisi il club, che non ha avuto problemi a farsi anticipare 10,3 milioni dalle tv per la cessione dei diritti.
[oblo_image id=”2″]Insomma, tutti credono in De Laurentiis, compreso il sottoscritto. Resta però un dubbio che si potrà sciogliere solo col passare del tempo. Come il patron del Napoli, anche altri imprenditori, negli ultimi anni, hanno fatto rinascere squadre dal passato glorioso ma recentemente decadute a causa di pessime gestioni. Mi riferisco in particolar modo a Lotito, Zamparini e Della Valle, presidenti rispettivamente di Lazio, Palermo e Fiorentina. Con loro al comando, le ultime due sono risalite in serie A, i biancocelesti hanno affrontato un difficile post-fallimento, piazzandosi subito a ridosso delle tre grandi, Inter, Milan e Juve (Calciopoli permettendo). In un’ipotetica classifica, stilata in base ai soli valori sulla carta, un gradino sotto c’è la Roma, che ha gestito benissimo il dopo Capello grazie alla competenza di Spalletti e Pradé, poi, a braccetto, troviamo proprio viola, rosanero e biancocelesti. Sino ad ora Della Valle e Zamparini e Lotito meritano solo complimenti per il lavoro svolto. Ma appaiono contraddittori appena parlano di sfida alle grandi. Se questi sono i piani non vengano poi a parlare di tetto [oblo_image id=”3″]ingaggi. Se si vuole competere con l’Inter che in difesa schiera Samuel non si può farlo con Biava (con tutto il rispetto per l’italiano, che guadagnerà pure di meno ma che forse meno bravo sarà). Insomma, il livello raggiunto da Fiorentina, Palermo e Lazio è già ottimo. Ma i presidenti si accontentino dei risultati che hanno, altrimenti non illudano i tifosi facendo discorsi scudetto impossibili da mantenere se non si vuol spendere di più di quanto già si fa.
Ora l’interrogativo a cui facevo riferimento prima. De Laurentiis seguirà le orme tracciate da Zamparini, Della Valle e Lotito, stabilizzandosi soltanto nelle zone medio alte della classifica, o punterà veramente al titolo fra qualche anno sostenendo grossi investimenti come fanno, da tempo, Moratti e Berlusconi? Il tempo ci dirà.