[oblo_image id=”1″] Come Maradona, peggio di Maradona. Molto più sregolato del Pibe de Oro fuori dal campo, molto meno geniale con il pallone tra i piedi. Joey Barton si è guadagnato il soprannome di bad boy del calcio inglese con una perseveranza quasi imbarazzante. E’ stato il protagonista di risse in stile saloon, ha aggredito un ragazzino di 16 anni, ha mostrato platealmente il fondoschiena ai tifosi avversari, ha pestato l’ex compagno di squadra Ousmane Dabo. Accompagnando il tutto con fiumi di alcol. E dopo aver tanto insistito, finalmente le porte del carcere si sono aperte per questo centrocampista dal talento cristallino che sembrava predestinato ad una carriera da star della Premier League. Un comportamento talmente inaccettabile da fargli conquistare l’oscar di giocatore più odiato oltremanica. Anche dagli stessi sostenitori del Newcastle, la squadra in cui milita da due stagioni. Ma stando alle parole dell’interessato, i 74 giorni passati in cella sono stati quanto mai educativi. “So che nella mia vita ho avuto molte più occasioni di quante ne avrei meritate. Il carcere mi è servito per capire che ero l’unico responsabile dei miei errori. Ora sono un uomo nuovo”. Lacrime di coccodrillo o miracolosa redenzione? L’allenatore del Newcastle ha voluto credere al pentimento del mediano con la maglia numero sette. Poche settimane di allenamento e Joey Burton viene gettato nella mischia nel turno infrasettimanale contro il WBA. Siccome il calcio a volte si diverte a scimmiottare le sceneggiature cinematografiche, dopo pochi minuti è arrivato il momento della verità. Fallo in area e rigore per il Newcastle. Sul dischetto si presenta proprio lui. Non importa che non sia uno specialista nè il tiratore designato della squadra. In quel penalty c’è racchiuso molto più della storia di una partita. Si tratta di consacrare la parabola di questo ragazzo di 26 anni consapevole di trovarsi di fronte all’ultimo treno della carriera. Una sorta di rivisitazione calcistica di Sliding Doors. Un lungo respiro e inizia la rincorsa. Tiro secco, palla in rete e pace fatta anche con il pubblico del St James Park. Forse è ancora presto per archiviare come superate le peripezie personali di Barton, ma sperare è lecito. “Non posso dire molto. L’unica certezza che mi accompagna è di essere sobrio. Da dieci mesi non bevo un goccio. Mi sembra un buon inizio”. Siamo d’accordo.

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