[oblo_image id=”1″] Dopo l’esordio traumatico di Twikenham contro l’Inghilterra, ci consolavamo pensando di poter solo risalire dopo aver toccato il fondo. Ci sbagliavamo: l’epilogo del 6 Nazioni 2009 è ancora più amaro del prologo. Al Flaminio. la Francia passa sopra quel che rimane dell’Italia di Mallett annichilendoci con un desolante 50-8. Appena una settimana fa, la grande illusione: gli azzurri cedono con il Galles solo nel finale dopo aver condotto con orgoglio per 75 minuti. Ora invece dobbiamo incassare una batosta colossale contro i cugini transalpini. Poco da commentare sul piano tecnico. La supremazia degli ospiti è stata schiacciante. E non serve molto prendersela con le nuove regole che hanno vanificato la maul, la nostra miglior arma offensiva, o con un paio di decisioni discutibili dell’arbitro. La nostra nazionale è apparsa priva di quello spirito indomito che ha ispirato la crescita di un movimento che ha visto moltiplicare tesserati e spettatori. Proprio l’entusiasmo è ora il bene più prezioso a cui pensare: far precipitare la palla ovale nell’oblio è un rischio troppo grave per rimanere indifferenti. Meglio concentrarsi per ripartire. Proseguendo l’ampliamento dell’offerta per i più giovani ma programmando con più attenzione l’attività per i big. Difficile migliorare senza poter contare su un campionato competitivo, ancora più arduo ottenere risultati se la nazionale cattura l’attenzione solo per due mesi l’anno. Raccogliamo l’ennesimo cucchiaio di legno e ripartiamo. In fondo, se uno dei nostri alfieri – Sergio Parisse – è stato indicato da molti come miglior giocatore della manifestazione, qualche motivo d’ottimismo ci deve pur essere. Perchè si può accettare di arrivare ultimi, non rassegnarsi al ruolo di Cenerentola d’Europa.