[oblo_image id=”1″] Grazie alle proverbiali telecronache, la sua voce è ormai diventata familiare per tutti gli appassionati di calcio e non solo. Carlo Nesti vanta una pluridecennale carriera sempre contraddistinta da professionalità e garbo. Misurato nei toni ma aperto alle nuove frontiere della tecnologia e coraggioso nell’affrontare tematiche delicate come quella della fede. E’, infatti, ancora fresco di stampa il suo nuovo libro: Il mio psicologo si chiama Gesù. Nell’intervista che ci concede in esclusiva, ci racconta come sia cambiato – non sempre per il meglio – il giornalismo sportivo e ci presenta la sua ultima fatica letteraria. Parole semplici ed idee chiare in sintonia con il suo stile.
Ha sempre manifestato il proprio legame per le tradizioni più genuine del mondo del pallone ma è stato tra i precursori del web dando vita ad uno dei siti sportivi più frequentati (www.carlonesti.it). Come è cambiato il mondo di raccontare il calcio negli ultimi anni? In chiave televisiva, il modo è cambiato in senso negativo. Assurdo ridurre 90 minuti di gioco ai 90 centesimi di secondo di un episodio, con la moviola. Assurdo negare le immagini dell’incontro per lasciar spazio a talk show infiniti.
Il calcio in chiaro rischia di sparire o comunque di essere svalutato. C’è nostalgia per qualcosa di storico che si sta perdendo oppure giudica tale situazione in sintonia con i tempi? Il calcio “in chiaro”, inteso come calcio “gratuito”, non deve sparire assolutamente, perché, in tal caso, lo sport più amato dalla gente perderebbe la sua vecchia anima popolare, promozionale, in nome della nuova anima commerciale.
Il segreto del calcio è quello di far parlare di sè anche lontano dalle partite. Non crede che talvolta si rischi una sorta di overflow con dibattiti insulsi e pseudo-opinionisti costretti ad alzare i toni per l’audience? Trovo inquietante la prevalenza di opinionisti “tifosi” sugli opinionisti “super partes”. Gli opinionisti “tifosi” aumentano il “folklore” delle trasmissioni, ma diventano diseducativi, se unici protagonisti davanti alle telecamere
Da attento osservatore, a quale squadra spetta l’Oscar del mercato? Tra i nuovi arrivi del nostro campionato, chi la incuriosisce maggiormente?
L'”Oscar” del mercato spetta al Milan, a livello di immagine, con Ronaldinho, ma alla Fiorentina e alla Juventus, a livello di sostanza. Mi aspetto molto da Gilardino e da Amauri nelle loro nuove squadre, oltre a Felipe e Poulsen.
E’ di recente pubblicazione il suo ultimo libro, in cui abbandona il mondo del pallone per una tematica delicata come quella della fede. Quali le ragioni di una scelta così coraggiosa? Nel mio sito cerco di ricreare il clima dell'”oratorio”: pallone e Fede. Prima ho lavorato sul pallone, e ora sulla Fede, perché è indispensabile vivere non solo in senso orizzonale e materiale, ma anche in senso verticale e spirituale
Titolo: Il mio psicologo si chiama Gesù
Autore: Carlo Nesti
Edizioni San Paolo
Il sito ufficiale: www.carlonesti.it