[oblo_image id=”1″]Blasted, in inglese significa dannati. E di dannazione dell’anima e della società, si parla infatti, in tutti i sensi, nella pièce teatrale in scena in questi giorni al teatro Elfo, per la regia di Elio De Capitani, e interpretata da Elena Russo Arman, Paolo Pierobon, Andrea Capaldi, attori famosi del panorama artistico teatrale di questi anni.

Lo spettacolo, che ha avuto un ottimo consenso di pubblico, è la riproduzione italiana del testo di Sara Kane, giovane sceneggiatrice anglosassone e talentuosa, promessa della drammaturgia, purtroppo morta suicida all’età di 28 anni pochi anni fa e poco dopo aver riscosso il grande successo appunto con Blasted, nel 1995. Scrive infatti De Capitani a proposito dell’opera della Kane: “Blasted è lo spettacolo più radicale e conturbante della mia esperienza. Al suo esordio nel 1995, sconvolse non solo i perbenisti. Non c’è nulla di gratuito nella crudezza della Kane, nulla di osceno tutto ha il segno del sacro che fa paura, è una soglia”.

[oblo_image id=”2″]La pièce presenta infatti qualcosa di sconvolgente, di crudo e atipico, ma così maledettamente reale. Quello che colpisce nell’impianto dell’opera è infatti la capacità di riproporre la violenza, la volgarità senza essere volgare, la bruttura, l’eterna dicotomia tra amore e violenza, tra guerra e tolleranza, tra brama, istinti primari antropofagi e perbenismo misto a solidarietà necessaria. La scena è una camera d’albergo: un uomo invita il suo amore irrisolto a trascorrere la notte con lui. La donna perderà la verginità a causa della violenza fisica del suo amante, che giustifica la brama non corrisposta con la vitale esigenza d’amore e di calore preteso con prepotenza. Ma ecco che scoppia la guerra e l’intima camera da letto si trasforma in scenario di tragedie ancora più grandi. La brama diventa collettiva e la violenza dilaga trasformandosi in risposta che accomuna gli animi al malessere e alla paura.

Lo spettacolo di De Capitani sviscera bene questarelazione tra la bruttura ridotta all’osso e il bisogno più becero e istintivo giocato sul rapporto vittima e carnefice, e tra il più forte e il più debole.

Ma il finale regala un messaggio positivo. L’amore resiste comunque: alla guerra, alla malattia, alla morte. E i due amanti, oramai spogli e sconfitti, si ritrovano finalmente vicini nel dolore e nello sfacelo.

ELFO | 21 ottobre – 16 novembre 08
di Sarah Kane
traduzione di Barbara Nativi
regia Elio De Capitani
scene e costumi di Carlo Sala

con Elena Russo Arman (Cate), Paolo Pierobon (Ian),
Andrea Capaldi (soldato)
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli

produzione Teatridithalia/Asti Teatro
www.elfo.org

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