[oblo_image id=”1″] Il baseball è lo sport americano più legato alla tradizione. Si guarda ai cambiamenti con diffidenza: nessuno ha proposto modifiche a regole, divise o palline. Ma anche in questo santuario a stelle e strisce, sta per irrompere la tecnologia. E’ immininente, infatti, l’arrivo della moviola in campo. Per gli home run – i fuoricampo – gli arbitri potranno consultare i filmati televisivi. Dopo averli visionati, la loro decisione sarà irrevocabile. Un cambio che segna una svolta: una novità per arrestare le polemiche arbitrali che accompagnavano sempre più insistentemente gli incontri.

Tuttavia, il baseball è soltanto l’ultimo degli sport ad introdurre le immagini televisive. Rimanendo oltreoceano, il football ha da tempo accolto la moviola. Un supervisore consulta il monitor in tempo reale pronto a suggerire via auricolare eventuali irregolarità. A quel punto, l’arbitro comunica ai giocatori e al pubblico la propria decisione. A differenza di quanto probabilmente avverrebbe da noi, gli spettatori ascoltano compostamente senza contestare. Questione di cultura. In un altro sport da uomini duri come il rugby, l’istant replay si è affermato prepotentemente. In caso di dubbio, viene interpellato il supervisore che stabilisce la validità o meno di una meta.

Altri sport si sono affidati alla tecnologia più timidamente. Nel basket, l’uso della moviola è limitato a particolari occasioni per non spezzettare troppo il gioco. Le controversie nel tennis sono sparite con l’introduzione del cosiddetto occhio di falco: un elaborato sistema elettronico che permette di valutare con precisione i colpi nei pressi delle linee. Ma tale sistema è adottato soltanto nei principali tornei per ragioni pratiche ed economiche.

C’è poi uno sport associato da tempo alla moviola, ma che rimane ancorato alla tradizione dell’arbitro unico con fischietto alla bocca. Eppure, basta il semplice accenno all’intervento tecnologico per suscitare polemiche feroci. In fondo, però, il calcio costituisce per antonomasia un capitolo a parte. E non sempre la popolarità va a braccetto con il buon senso.

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