Ogni qual volta rivolgiamo lo sguardo al passato, capita spesso di individuare in esso delle sorgenti di abitudini, di comportamenti, di parole, di significati che fanno parte della nostra vita, la cui scoperta ci arricchisce. Diventiamo più carichi di consapevolezza. Il nostro modo di vivere è figlio di quello romano, della sua quotidianità, quindi non solo delle grandi imprese narrate o delle statue e monumenti lasciati. La nostra lingua deriva dal latino, ma anche, seppur in parte, lo spagnolo, il portoghese, il francese, o il rumeno ( e persino tantissime parole inglesi).
I segreti della vita giornaliera degli antichi romani sono mirabilmente rimarcati nella narrazione di Alberto Angela Una Giornata nell’Antica Roma ed. Rai/Eri e Mondatori, di cui si segnalano curiosità che attengono, per lo più, all’etimologia di alcune parole.
I Vigilantes. Era un corpo, quello dei vigilantes, che doveva operare all’epoca in uno scenario di pericolosità, essendo il fuoco il grande nemico e i rischi prioritari costituiti dalla presenza in città di magazzini e botteghe nonché dalla stessa configurazione stradale. In pratica fungevano da pompieri, quando, nella notte, effettuavano la ronda. Tuttavia per prevenire gli incendi avevano di fatto mansioni pure di ordine pubblico, senza essere milites veri e propri: entravano dappertutto per scovare possibili focolai d’incendi, situazioni a rischio o disattenzioni capaci di generare tragedie.
Attraverso i secoli, di pari passo con lo sviluppo economico e tecnologico, si sono accresciuti i compiti istituzionali di tale Corpo, fino a giungere a netta ed opportuna diversificazione di attività. Nasceva così il profilo professionale del Vigile del Fuoco, specializzato nell’applicazione delle tecniche indispensabili per l’espletamento delle nuove mansioni di Protezione Civile e dell’attuale Vigile Urbano che assumeva invece incarichi, più propriamente, di “controllo municipale” nell’ambito di apposita e mirata regolamentazione.
Moneta.[oblo_image id=”1″] Nel 396° a.C. Roma era assediata dai Galli. Sulla sommità del Campidoglio era stato eretto il tempio dedicato a Giunone, dove venivano allevate delle oche sacre alla stessa dea. Accadde che una notte, al sopraggiungere improvviso degli assedianti, le oche presero a starnazzare con frastuono tale da svegliare l’ex Console Manlio che, dando l’allarme in tempo, vanificò l’attacco. Da quel momento la dea Giunone acquisì l’appellativo di Moneta, dal verbo latino monere: avvertire, ammonire, in quanto la credenza popolare attribuiva a lei il merito di aver destato le oche. Successivamente intorno al 269 a. C., in prossimità dello stesso tempio di Giunone Moneta venne edificata la Zecca di Roma, messa sotto la protezione proprio della dea Moneta e indicata genericamente con l’espressione “ad Monetam”, cioè presso (il tempio di Giunone) Moneta. Ne è derivata così la consuetudine di denominare i soldi con il termine “moneta”, che abbiamo fatto nostro e che è proprio pure di altre lingue: moneda (spagnolo), money ( inglese), mannaie (francese) ecc.
Palazzo. Il termine palazzo, comunemente usato per indicare il potere politico di un paese, deriva dal nome del colle Palatino, in latino Palatium, diventato, durante l’impero, la sede abituale degli imperatori e quindi del potere. E così da Palatium, sinonimo di dimora di riguardo, sono derivate le parole straniere come palace, palais ecc.
Calcolo.[oblo_image id=”2″] L’abacus era la macchina calcolatrice dei romani e consisteva in una tavoletta intagliata, divisa in colonne, entro le quali si disponevano dei pioli muniti di teste sferiche, chiamate “calculi” cioè sassolini. Era appunto con i sassolini che i bambini imparavano a contare, ragion per cui oggi parliamo di calcolo e di calcolatrice.
Gennaio. Con Giano, cioè Ianus, tutto cominciava e si ricreava, così come con gennaio inizia il nostro calendario, ovvero ricomincia l’anno. Giano il dio dai due volti. La sua bifrontalità presupponeva due luoghi o due stati, il precedente e quello in cui si era entrati, infatti aveva un volto vecchio e l’altro giovane a significare che il tempo delle origini veniva continuamente rivitalizzato attraverso il rito. Quindi è appunto da Ianus, poi Giano, che deriva Gennaio, il mese con un anno davanti e uno alle spalle. Il curioso sarà che i nomi di tutti i mesi saranno “romani”.
Gennaio (Ianuarius) il mese di Ianus – Febbraio (Februare) il mese delle purificazioni – Marzo (Marius) il mese dedicato al dio Marte – Aprile (Aprilis) in onore di Afrodite, nome etrusco Apru – Maggio (Maius) mese di Maia, dea della terra – Giugno (Iunius) dedicato a Giunone, dea della luce – Luglio (Iulius) mese della nascita di Giulio Cesare – Agosto (Augustus) in onore Augusto, primo impertatore di Roma – Settembre, Ottobre, Novembre e Dicembre (in latino September, October, November, December, rimasti tra l’altro invariati nella lingua inglese) sono semplicemente dei riferimenti numerici, a ragione che prima del 153 a. C. l’anno cominciava a Marzo e non a Gennaio e quindi questi rappresentavano niente altro che il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’anno.