[oblo_image id=”3″]I pesci fossili di Bolca raccontano di un mare tropicale che 50 milioni di anni fa ricopriva la zona prealpina. L’intenzione della mostra “Wenn Fische erzählen… I pesci raccontano…” è quella di mostrare questi tesori paleontologici e al contempo tutelarli e valorizzarli. La grande varietà di specie, almeno 300, rinvenuta nei diversi livelli fossiliferi di Bolca, fa di questo giacimento paleontologico uno dei più ricchi al mondo.
La maggior parte dei pesci fossili di Bolca ha “parenti” ancora oggi viventi: in realtà l’ittiofauna fossile di Bolca rappresenta il più antico spaccato di un’associazione moderna di acque costiere temperate – sub tropicali.

[oblo_image id=”2″] La forma e la varietà di questi pesci, fatti risalire per lo più nel periodo compreso tra l’Eocene inferiore (circa 55 milioni di anni fa) e l’Oligocene (da 34 a 23 milioni di anni fa), permettono di ricostruirne l’associazione originale, il loro modo di vita, il tipo di alimentazione e gli adattamenti ai diversi ambienti. I pesci sono i fossili più famosi di questa zona, ma ovviamente non sono i soli. Si ritrovano anche resti di crostacei, molluschi, insetti, uccelli, serpenti e piante che completano il quadro. E’ dallo studio combinato di questi elementi e della storia geologica dell’area che si tenta di ricostruire le caratteristiche dell’ambiente che doveva ospitare le specie rinvenute nei tre giacimenti (Purga di Bolca-Vegroni, La Pesciera, Monte Postale) e di ipotizzare le possibili cause di una così eccezionale conservazione della “laguna pietrificata”.

[oblo_image id=”1″]La storia della scoperta dei fossili di Bolca è affascinante. Non è possibile sapere chi sia stato il primo scavatore a rimanere meravigliato e incantato dalle sorprese che le rocce nascondevano ma nella descrizione della raccolta del farmacista veronese Francesco Calceolari, uno dei primi musei naturalistici del mondo, ad opera di Giovan Battista Olivi nel 1584, sono menzionati anche gli ittilioliti di Bolca. Nel XVIII secolo si ampliano le ricerche e si sostengono studi mirati, ma l’origine dei reperti, tanto più che si tratta di fossili marini ritrovati in montagna, viene fatta risalire al Diluvio universale. Contemporaneamente si ampliano le collezioni dei nobili veneti e la fama dei fossili attira l’interesse di Napoleone Bonaparte, che ne decide il trasferimento di buona parte a Parigi. Alla fine del ‘700 giunge a Bolca dalla zona di Asiago la famiglia Cerato attirata dalla fama che già circondava quella località. I Cerato diventano subito
i cavatori del marchese Maffei e della famiglia Gazola, proprietari dei principali siti e nel 1817 prendono in affitto la futura cava Pesciara per estrarne i fossili. Riusciranno poi ad acquistare il terreno per continuare a tramandarsi fino ai nostri giorni il mestiere di cavatore.

www.museonatura.it
www.bolca.it

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