[oblo_image id=”1″]Simone Bianchi è una delle matite italiane maggiormente apprezzate nel mondo dei comics.

Nel 2005 ha vinto l’ambito premio Yellow Kid all’Expo Cartoon Convention di Roma per il suo albo intitolato Ergo Sum. Simone comincia così a farsi notare nell’ambiente e inizia a collaborare con editori internazionali come Dc e Marvel Comic; dopo aver realizzato diverse copertine per serie del calibro di Lanterna Verde, Batman e Detective Comics riceve l’incarico di realizzare lo “special” del cinquantesimo numero della serie dedicata a Logan, Wolverine, il mutante artigliato visto anche sul grande schermo nella trilogia degli X Men.

Ora “Mr. Bianchi” è al lavoro su una delle serie più importanti del panorama fumettistico mondiale: Astonishing X-Men. La sua run di sei numeri uscirà per il mercato Usa nell’estate 2008; il periodo estivo è una fase molto importante per l’editoria fumettistica statunitense dove vengono presentate le novità più interessanti dell’anno.

Tra una tavola e l’altra Simone ci ha dedicato un po’del suo tempo e ci ha raccontato il suo faticoso percorso personale e lavorativo che lo ha portato lassù nell’olimpo dei disegnatori.

[oblo_image id=”2″]Possiamo dire che la consacrazione per un disegnatore italiano è quella di arrivare a disegnare un comic book per colossi come la Marvel e la Dc? Un italiano che ce l’ha fatta, una fuga di cervelli la tua?
In realtà è stata conseguenza di una precisa volontà di lavorare per loro. La vera fuga l’ho fatta io fisicamente quando 3 anni fa mi sono trasferito un’estate a New York, per potermi presentare col mio portfolio agli editor di Dc e Marvel e far vedere a qualcuno i miei lavori. Fortunatamente l’allora Editor Peter Tomasi li ha trovati adatti a un progetto che avevano in cantiere, “Shining Knight” scritto da Grant Morrison, e mi hanno preso a lavorare con loro. Da quel momento ho fatto fisicamente ritorno a casa ma è iniziata la “fuga virtuale” delle mie tavole.

Ci puoi spiegare la tua persona esperienza lavorativa, mostrandoci la differenza tra il sistema italiano e quello americano?
Al di là dell’ovvia differenza di risonanza e del bacino di lettori che hai negli Stati Uniti, una delle principali differenze consiste nella libertà creativa che ti viene lasciata, specialmente alla Marvel. Pensa cosa vuol dire per un disegnatore avere quasi carta bianca sul modo di rappresentare la sceneggiatura che ha a disposizione: da noi questo tipo di libertà creativa risulta sicuramente più difficile da ottenere, le scelte sono ancora in parte condizionate da fattori esterni. Un’altra differenza non trascurabile è il ruolo che un disegnatore, e a maggior ragione uno scrittore, ha nelle vendite di un albo.
In Italia ci sono testate popolarissime su cui si sono susseguiti tanti nomi diversi, senza che questo abbia fatto desistere i lettori a comprare quel titolo o ne abbia esponenzialmente aumentato le vendite (tranne evidenti casi, quali Sclavi su “Dylan Dog” e Berardi su “Ken Parker”, prima, e “Julia”, dopo): negli Stati Uniti il nome che compare sull’albo è determinante per l’acquisto di questo o quel titolo da parte del lettore.

[oblo_image id=”3″]Qual’è stato il mantra del tuo cammino? La molla che ti ha permesso di arrivare dove sei ora e che ti spingerà verso nuovi traguardi?
Credo la disciplina e la dedizione totale a quello che faccio. Non l’ho mai sacrificato ad altro e spendo da sempre un’enorme energia per vedere il mio lavoro evolversi e maturare (anche se devo ammettere che per un certo periodo di tempo un determinato mantra lo recitavo quotidianamente..)

Quali sono stai i disegnatori che ti hanno maggiormente influenzato?
Claudio Castellini, John Buscema, John Romita Junior, Jim Lee, e fra quelli più giovani, più vicini a me come età, Alex Ross, Travis Charest e Esad Ribic, e ovviamente il maestro Sergio Toppi.

Quale tuo lavoro ti ha dato più soddisfazioni?
Probabilmente “Shining Knight”, perché alla prima esperienza in America lavoravo con uno degli scrittori più grandi e perché quella miniserie avrebbe significato la mia presentazione ad un pubblico così vasto. La run di “Wolverine” perché da sempre sogno di disegnare questo personaggio, di cui a casa ho statue, action figures, poster.. e quindi essere su quella testata era di per sé una gioia immensa.

Ovviamente: il tuo personaggio preferito?
Neanche a dirlo, Wolverine, quello che sento più nelle mie corde per la sua animalità e istintività, ma anche Batman, con il suo animo più riflessivo, cupo e gotico.

[oblo_image id=”4″]Un artista come Will Eisner, trasportò la letteratura in fumetti, c’è un ‘opera letteraria su cui vorresti lavorare, facendo una tua personalissima trasposizione in tavole e nuvole?
Tanto per alimentare le voci sulla mia arroganza e megalomania, a livello di illustrazione di accompagnamento, “La Divina Commedia”, una delle poche opere che mi metterebbe veramente in soggezione perché lì non ci sarebbe davvero più da scherzare, per il tema che tratta e per chi l’ha scritta. A livello di trasposizione, di graphic novel, per quanto sarebbe difficilissimo, “Il Profumo” di Süskin, a cui comunque la trasposizione cinematografica ha già reso un omaggio visivo che sarebbe difficile da eguagliare.

Cosa consigli di leggere ai nostri lettori di tuo e non?
Di mio, sicuramente “Shining Knight”, per la qualità della scrittura e “Wolverine”, perché rappresenta una run chiave del personaggio. Di non mio, “Il mondo di Edena” di Moebius, “Sherazade” di Sergio Toppi,“Kingdom Come” di Alex Ross e Mark Waid e “Weapon X” di Barry Windsor Smith.

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