[oblo_image id=”1″]L’Hangarè ingombro di una volontà ludica, una propensione alpiacere del gioco, quasi ingenua tanto è semplice. Lucy+ Jorge Orta hanno datempo optato per un linguaggio schematico, che loro stessidefiniscono anti-artistico,pur di non dare adito a dubbi. Il messaggio deve poter arrivare conchiarezza, deve essere efficace se vuole smuovere le coscienze espingere all’azione. Ed ecco allora colori e simboli, dichiarazioni acaratteri cubitali e sovrabbondanza di materiale: perché unEquipaggiamentodi sopravvivenza nonè tale se si limita all’esistenza materiale, al muro oltre amestoli e pentole vengono appesi giocattoli e mazze da baseball.
In un mondo disperatamente alleprese con tutta una serie di problematiche, climatiche sociali edumanitarie, un mondo che ciò nonostante davanti al collassoimminente preferisce fingere di non sapere, gli artisti-coniugisollevano il velo di Maya: non solo esiste un’emergenza daaffrontare, ma bisogna puntare alla migliore soluzione possibile.Esiste un obbligo etico che deve muovere i popoli dalla possibilitàal dovere del cambiamento.
[oblo_image id=”3″]Gli Orta hanno occupatol’Antartide per assicurare la sopravvivenza ideologica della specieumana, al di là di quella materiale. La scelta è cadutasul luogo più possibile ed eventuale, il più chiuso inse stesso per le condizioni parossistiche eppure, allo stesso tempo, il più incontaminato (privo di giurisdizione nazionale,protetto dal Trattato Antartico) ed aggredito (dove gli effetti delsurriscaldamento globale sono evidenti). La spedizione è statarealmente intrapresa per portare l’Altro ed affermare la libertàdi movimento e di espressione dei popoli, una libertà che nonè utopica se solo consideriamo che è già unacondizione fattuale per il denaro e le merci. Perché l’Uomoallora deve limitarsi?
[oblo_image id=”2″]Gliartisti hanno realizzato una riflessione attiva sulla realtà,immaginando un’altra vita non solo a livello astratto, facendoesperienza reale del territorio. In Antartide hanno realizzato gliAntarticVillage,agglomerati di tende colorate costruite con materiali diversi estralci di bandiere provenienti da tutto il mondo. Fondazionesimbolica e materiale di un mondo nuovo e possibile. La spedizione,intrapresa nell’aprile dell’anno scorso, faceva parte del progettodegli Orta per la PrimeraBiennal al Fin del Mundo,tenuta nella Terra del Fuoco. Le opere degli Orta sono sempre divasta portata e grandi dimensioni, pur essendo realizzate con costilimitati e modalità facilitate per la realizzazione: si trattadi elementi minimi ed azioni piccole moltiplicate in quantità,per un’accumulazione permanente di persone ed enti, dove il trasportoe l’ubicazione sempre nuova dell’opera sia motivo di creazione pernuove comunità ed unione dei diversi. Noicrediamo che uno più uno possa fare milioni,ha dichiarato Jorge in conferenza stampa. Per l’occasione sono statidi fatto coinvolti il governo argentino e la comunitàscientifica che vive in Antartide.
La descrizione del rapporto trail team degli artisti e gli scienziati al polo Sud èilluminante, circa la ricezione e la fortuna critica degli interventiestetici degli Orta. L’accoglienza da parte degli scienziati in loconon è stata certo entusiasta, in un primo tempo. Il dubbio chela spedizione costituisse una romantica sceneggiata, un’idealisticaperdita di tempo, serpeggiava tra uomini abituati ad un approcciopragmatico all’emergenza mondiale. Ed in effetti è quello cheviene da chiedersi: l’arte propone un modello, mette in piedi tendecolorate e sogni imperituri, ma esiste una possibilità diconcretizzare l’utopia? Un intervento ambientale ha davveroun’utilità, nel momento in cui è privo di unafunzionalità reale?
[oblo_image id=”4″]Glistessi coniugi Orta devono essersi posti il medesimo dilemma, sehanno deciso di affidare ad un istituto statistico indipendente larilevazione dei cambiamenti, generati dai loro interventi nell’arcodei decenni. I risultati sono sorprendenti, dal momento chedimostrano una percentuale notevole di attivazione presso le comunitàtoccate dal lavoro di Lucy e Jorge. I diecimila possessoridell’AntarticaWorld Passport, rilasciatoper l’occasione, si impegneranno d’ora in poi a combattere leingiustizie ovunque si trovino, a riconoscersi e prestarsi mutuosoccorso attraverso il globo.
GliOrta hanno pretese etiche più che politiche, sono coscientiche il ruolo di artisti non attribuisce loro poteri o competenzedecisionali. Ciò nonostante intendono l’arte come uncatalizzatore sociale, un intervento sul reale e non una suaidealizzazione in senso estetico. L’artista si fa messaggero,mediatore poetico di una volontà collettiva di cambiamento.
Nonper niente, in Antartica l’hanno finita in una surreale partita dicalcio, artisti e scienziati ad incontrarsi e scontrarsi nel gioco,collaborando nella vita.
Antartica
finoall’8 giugno
HangarBicocca, via Chiese – Milano
Tuttii giorni tranne il lunedì: 11/19:00; giovedì fino alle22:00
Ingressolibero
Curatore:Bartolomeo Pietromarchi
Catalogo:Electa
UfficioStampa: Lucia Crespi