[oblo_image id=”1″] “Oggi mi sono impressionato da solo” Trovare una battuta così fulminante non è facile, pronunciarla subito dopo aver tagliato il traguardo della prima tappa pirenaica al Tour de France è privilegio riservato a pochi eletti. Ma Riccardo Riccò, 24 anni da Modena, è nato per stupire. Talento puro e grinta da vendere. Istrionico, sicuro di sè, quasi strafottente, è il nuovo personaggio del ciclismo mondiale. E’ venuto al Tour quasi per rabbia dopo il secondo posto al Giro d’Italia. Un altro avrebbe brindato per il podio e si sarebbe goduto una meritata vacanza. Riccò ha cancellato le ferie dal calendario per prendersi subito la rivincita. L’idea Tour è nata quasi per caso senza troppe aspettative: i corridori “normali” preparano l’evento per un anno intero. Doveva fare solo un pò d’esperienza ed invece ha già conquistato due tappe e il pubblico francese, da sempre innamorato dei nostri scalatori. Per spuntarla a Super Besse era bastata una stoccata nel finale, per concedere il bis a Bagneres de Bigorre ha seguito l’istinto. Il percorso non sembrava adatto ai colpi di mano e invece sulle rampe dell’Aspin ha salutato la compagnia. Una serie di scatti in salita taglienti come rasoiate per le gambe degli avversari: il traguardo era ancora lontano ma la classe dell’azzurro ha fatto la differenza. Una superiorità così schiacciante da consentire di ritrovare lucidità e coraggio per tuffarsi in discesa conservando il vantaggio fino al traguardo.

Fare confronti con i campioni del passato è spesso stucchevole, se poi il metro di paragone è Pantani tutto appare quasi blasfemo. Eppure, lo stile è simile con le mani basse sul manubrio le gambe che si alzano sui pedali e lo sguardo fiero fino a diventare una maschera di concentrazione. E come il Pirata, Riccò riesce a rendere entusiasmante una tappa sulla carta transitoria, accende la corsa come un lampo. Vede una salita e si inventa un capolavoro. Pantani rimane probabilmente di un’altra categoria. Riccò però lo ricorda, ne rievoca le imprese, tiene la scena come solo il Pirata sapeva fare. Regala emozioni. Non è Pantani, ma mai come in questo momento il ciclismo aveva bisogno di uno come lui.

Advertisement