Recensione Capitan Harlock
Recensione Capitan Harlock
Recensione Capitan Harlock

Ho deciso di iniziare il mio 2014 cinematografico con un film particolare, più che altro un omaggio a uno dei cartoni animati che hanno reso i pomeriggi della mia infanzia veramente indimenticabili, insieme a tanti altri anime. Mi riferisco ovviamente a CAPITAN HARLOCK, il pirata più darkettone dell’intera animazione giapponese.
In realtà, trattandosi di un anime andato in onda in Italia nel ’79, nonostante sia stato più e più volte trasmesso dai vari canali regionali, i miei ricordi non sono così nitidi; probabilmente l’ultima volta che ne vidi qualche puntata sarà stato almeno 20 anni fa, anni in cui l’assenza di internet e dei canali digitali rendevano quasi impossibile recuperarsi una serie da rivedere poi con calma e attenzione.
Si tratta di un film d’animazione in computer grafica, quindi a trascinarmi in sala è stata anche la curiosità nel vedere quanto la CG abbia fatto progressi rispetto al “Final Fantasy” del 2001. Non molti a dir la verità, la pelle è molto più dettagliata e gli effetti legati alla materia oscura che avvolge l’Arcadia sono notevoli ma a parte ciò, la distinzione tra realtà e grafica rimane ancora decisamente marcata, nonostante un minimo salto di qualità anche rispetto al “Final Fantasy VII: Advent Children” ci sia stato (e si parla comunque del 2005).Chi si aspettava un riassunto della serie animata è irrimediabilmente rimasto deluso, si tratta infatti di un remake dove la trama viene abbastanza stravolta e vengono aggiunti di sana pianta personaggi molto rilevanti alla storia in se. Poteva essere carina l’idea di un reboot alternativo dove, visto il finale, si dava il via ad una saga del “nuovo” Capitano ma a quanto pare si tratta di film a se stante, salvo clamorosi sviluppi legati anche all’incasso globale al botteghino.
Personalmente ho trovato un Harlock molto più dark e cupo rispetto alla serie animata, complice anche il fatto che il vecchio capitano lotasse per difendere la Terra, spinto anche dalla morte del suo caro amico Tochiro, mentre il nuovo è una fusione tra un terrorista e un eroe che cerca di riscattare i suoi gravi errori passati sacrificandosi (per modo di dire) per l’intera umanità ormai sparsa in giro per l’universo. Forse hanno cercato di rendere il pirata spaziale un po’ più moderno e dare qualche spunto attuale allo spettatore. Forse questo ha reso i personaggi apparentemente più confusi e emotivamente più fragili: un Harlock non pienamente convinto di portare a termine il suo piano e uno Yama che cambia fazione più volte durante l’evolversi della storia (un tipo piuttosto influenzabile a dire il vero).
Totalmente differente anche il nemico e i motivi di questa battaglia o ribellione che sia. Nell’anime il principale antagonista, senza entrare nel dettaglio, è una razza aliena che si cimenta nella classica invasione della Terra, mentre nel film tutto ruota intorno a una sorta di governo (sono indeciso se monarchico o dittatoriale) che ha cercato di rendere accessibile il pianeta solo a umani eletti (politi e raccomandati, a quanto pare anche nel futuro è meglio avere delle certezze), scatenando così una guerra di proporzioni apocalittiche, compresa la ribellione di Harlock che vedeva la Terra come un bene di tutti.
Potrei continuare a snocciolarvi le differenze più importanti con l’anime, legate all’equipaggio dell’astronave Arcadia, piuttosto che dei Nibelunghi, ma non credo sia questo il fulcro del discorso. Il film va visto semplicemente come omaggio ad un personaggio che ha fatto la storia dell’animazione nipponica e mondiale e allo stesso tempo, un modo per far avvicinare le nuove leve alle opere di Leiji Matsumoto, uno dei padri dei “manga”, e degli autori nipponici in generale (così come tanti ragazzini si sono avvicinati ai comics americani grazie all’ondata cinematografica targata Marvel e Dc). Doveroso ricordare alcune sue grandi opere come la Corazzata Spaziale Yamato, Galaxy Express 999, Queen Emeraldas e tante altre.
Una frase che mi è rimasta impressa è “Un istante che si ripete diventa eterno”, una perla di saggezza che, nonostante sembri uscita da un Bacio Perugina, si può ritrovare in tante situazioni e concetti della vita stessa. Frase che si aggancia perfettamente con quello che è il finale del film e deve farci comprendere che tutto ha un inizio e una fine, siamo inesorabilmente legati a dei cicli. Concetto tanto elegante quanto naturale, che forse non sembra chiaro ai politici italiani ma questa è un’altra storia, o forse no visto che l’età media dei componenti del governo nella pellicola è decisamente alta. Se ci pensate bene, rischiamo davvero che in un futuro non troppo lontano la storia narrata nella saga di Matsumoto possa diventare realtà. Riflessioni, dettagli e pareri a parte, questa versione cinematografica di CAPITAN HARLOCK risulta godibile anche da chi non conosce nulla della vecchia serie (infatti la sala dove ho seguito la visione era totalmente piena, anche di bambini e genitori che probabilmente non sapevano cosa aspettarsi), con una storia che non procede mai a rilento e alcune situazioni non troppo scontate. Da vedere anche solo per passare una serata amarcord.

(recensione Capitan Harlock da http://unapoltronaxdue.wordpress.com )
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