[oblo_image id=”1″]Vere e proprie cartoline dall’antichità le sue tele, ma anche scatti fotografici che fermano l’attimo fuggente affidandolo allo sguardo dei posteri.
Rappresentano squarci di Settecento i quadri di Jakob Philipp Hackert, uno dei notevoli protagonisti della pittura di paesaggio nell’Europa della seconda metà del XVIII secolo. Ritratti dei Borboni e delle nobili dimore, dei passatempi che occupavano, come la caccia, il Re. I suoi quadri tappezzano lo Studio Reale nella Reggia di Caserta.
Dal 14 dicembre 2007 e fino al 13 aprile 2008 Hackert torna a casa, per così dire, ospite di una Mostra che ha tutti i numeri per piacere. Duecento anni dopo la morte dell’artista il sontuoso Palazzo Reale in vista del Taburno gli apre lo spazio che merita con La linea analitica della pittura di paesaggio in Europa.
L’ evento prevede cinque sezioni, partendo dagli esordi berlinesi del 1760-1764,seguiti dalla parentesi parigina nella quale avviene l’incontro decisivo, quello con Joseph Vernet. Claude-Joseph Vernet, cui dobbiamo la tela” Carlo di Borbone a caccia di folaghe sul lago Patria” , fu un ricercato paesaggista. Figlio di un decoratore di carrozze, l’artista francese si avvicina alla pittura nello studio di Rene Vialy ad Aix-en-Provence. Il Conte de Quinson gli paga un viaggio a Roma. Là vive per vent’anni dal 1734. I suoi soggetti preferiti sono la campagna romana e le marine napoletane, colte soprattutto all’alba e al tramonto, o durante tempeste notturne illuminate dalla livida luce della luna. E se Joseph-Claude Vernet si specializza nelle marine Hackert prende a dipingere i laghi laziali.
[oblo_image id=”2″]Tra il 1765 e il 1768 Hackert e Vernet si frequentato a Parigi. Poi tappa obbligata diventa l’Italia con residenza a Roma. Nell’Urbe Hackert vive e lavora tra il 1769 e il 1786. Questo è un altro momento decisivo per la sua arte: nella città capitolina il pittore prussiano entra in contatto con pittura di paesaggio italiana e straniera. La carriera di Hackert prende slancio con il trasferimento a Napoli e la carica di pittore di Corte.Re Ferdinando IV di Borbone lo tiene in grande considerazione, ponendolo in una posizione di privilegio rispetto a tutti i contemporanei. In seguito alla rivoluzione del 1799 Hackert trova rifugio nell’eremo di San Pietro di Careggi in Toscana.E i sette anni, tra il 1800 e il 1807, del periodo toscano rappresentano l’ultima sezione della Mostra “La linea analitica della pittura di paesaggio in Europa”.
[oblo_image id=”3″]L’ evento si avvale del cospicuo fondo della Reggia di Caserta con una carrellata iconografica di vari porti ritratti dal pittore prussiano, ma anche con quadri di taglio storico come “Il rientro a Napoli della flotta borbonica dalla spedizione di Algeri nel 1784”. Come se ciò non bastasse la sontuosa dimorasarà degna cornice anche per dipinti provenienti da collezioni italiane e straniere, pubbliche e private. Hackert ha messo tutti d’accordo. Ecco allora le tele dallo “ Staatliche Museen Preussischer Kulturbesitz, Alte Nationalgalerie “ di Berlino, dal “Kunsthalle” di Brema, dal Museo delle Belle Arti di Budapest, poi da Dresda,Düsseldorf, dal “Goethe-Museum” di Francoforte sul Meno, dal Museo del Prado e persino dall “Ermitage” di San Pietroburgo. Non è da meno Roma che contribuisce con tele della Galleria Antica di Palazzo Barberini.
Alla Mostra, che verrà inaugurata il 14 dicembre, non poteva mancare la classica ciliegina sulla torta, ossia “Il Catalogo”, edito dalla” Electa” Napoli, curato da Cesare de Seta, contenente saggi di alcuni tra i maggiori studiosi della pittura di paesaggio europeo. Cosa si può volere di più…