[oblo_image id=”1″] Gioca al Manchester da una vita, ma non è mai stato l’uomoda copertina dei red devils.Prima perchènonaveva l’appealdi Beckhamnèalzava la voce come Roy Keene. Ora perchè tutti gli occhi sono perCristiano Ronaldo e Wayne Rooney. Paul Scholes èil prototipo del leader silenzioso. Quello che magari non fa venderepiù magliette fuori dallo stadio ma che fa le fortune degli allenatoriche li hanno a disposizione. Per il rosso centrocampista classe 1974mai una dichiarazione ad effetto, mai una bizza da fuoriclasse. Anchein campo niente svolazzi: poca forma, tanta sostanza. E come spessoaccade quando più contava è risultato decisivo. Se il Manchester hastaccato il biglietto per la finale di Mosca, il merito è soprattuttosuo. Un errore di Zambrotta è stato fatale al Barcellona. Al resto hapensato il centrocampista con una rasoiata da killer. Silenziosa maletale. Un colpo, un centro e fine della contesa.

Scholes ha già vinto tutto. Il Manchester continua a sfornare talentima in mezzo al campo dove la battaglia si fa incandescente, è semprelui a fare la differenza. Corsa per 90 minuti, senso tattico e capacitàd’inserimento fuori dal comune lo rendono uno dei mediani più completidel panorama internazionale. Ma è la forza mentale a renderlo unico:quando il momento è topico, sale in cattedra. Guida i compagni conl’esempio. Chi gli gioca a fianco dice di avere in lui un punto diriferimento. Alex Ferguson lo ha eletto a viceallenatore in campo perla sua capacità di leggere la gara. Un Tardelli moderno capace disegnare quando conta veramente e magari le star deludono. Così mentreRonaldo difettava di lucidità, Rooney e Tevez venivano sacrificati infase difensiva, è toccato a lui far saltare il banco. E dopo il gol haripreso a “fare legna”: a coprire su chiunque passasse dalla sua zona,a dettare i tempi del pressing e a guidare il Manchester all’impresa.Senza fare clamore, lasciando che fosse il campo a parlare.

Come fanno i veri leader. Quelli come Paul Scholes.

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