[oblo_image id=”1″] “Scusa Frank, ho sbagliato” Una conversazione come tante. Se non fosse che a parlare è Mike Riley, navigato arbitro di Premieri League, mentre dall’altro capo del telefono c’è Frank Lampard, simbolo del Chelsea. Ed allora il dialogo diventa una svolta epocale. Perchè oltremanica nessuno parla di sudditanza psicologica, di giustificazioni immotivate o di ingerenze sul direttore di gara. La stampa inglese si limita ad esporre i fatti spegnendo le polemiche e garantendo sulla buona fede delle giacchette nere. Durante il big match tra Liverpool e Chelsea, Riley aveva erroneamente giudicato falloso un intervento di Lampard sventolandogli il cartellino rosso. Una decisione pesante che ha influenzato la gara – vinta dai reds per 2-0 – ma a fare notizia è stato il comportamento dell’arbitro una volta tornato negli spogliatoi. Dopo aver rivisto le immagini televisive, il direttore di gara ha appurato il proprio abbaglio. Avrebbe potuto trincerarsi nel solito no comment ed invece ha lanciato un segnale. Sul referto ha pubblicamente ammesso che il cartellino rosso era immotivato annullando di fatto la squalifica per il centrocampista del Chelsea. Poi per scusarsi direttamente col giocatore, non ha esitato a prendere il cellulare. Nessuno indaga sulla provenienza delle schede telefoniche, nè cerca nel torbido insinuando chissà quale condizionamento. Semplicemente, si evita di unire al danno la beffa. Perchè la sfida con il Liverpool è ormai finita in archivio ma almeno non si preclude al giocatore di scendere in campo per le prossime partite. E da noi cosa sarebbe successo? Gli arbitri sbagliano in Italia come in Inghilterra e in tutte le altri parti del mondo, ma è l’atteggiamento con stampa e giocatori ad essere diverso. I calciatori  nostrani si permettono di insultare le giacchette nere senza essere sanzionati, gli arbitri evitano ogni dichiarazione temendo che possa essere rigirata a loro svantaggio. Il silenzio, intanto, favorisce polemiche, dietrologia, insinuazioni di ogni tipo. Tranne i moviolisti (una categoria che può vivere soltanto nel Belpaese), nessuno sembra trarne giovamento. Ma intanto non si fa nulla per cambiare. Eppure, basterebbe allargare lo sguardo, per trovare i rimedi per svelenire il clima. Qui però l’Inghilterra e l’arbitro Riley sembrano ancora lontanissimi.

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