[oblo_image id=”1″] C’è poco di sentimentale nella notizia del ritorno di Fabio Cannavaro alla corte della Vecchia Signora. Anzi, una fetta consistente del popolo bianconero non ha nascosto la propria insofferenza verso il capitano della nazionale, ritenendo ancora troppo fresco il “tradimento” del 2006 con la fuga verso Madrid mentre la Juve si apprestava a vivere l’estate più tormentata della sua storia. I tifosi continuano a tacciarlo di ingratitudine: difficile accettare il sorriso con cui abbandonava la barca che affondava dopo aver sfruttato il biennio bianconero per rilanciarsi. Non è una bandiera, non chiede di esserlo. Troppo esperto per cercare una tardiva amnistia, troppo furbo per scoprire adesso le sue carte. Cannavaro sa di dover rispondere sul campo. Perchè l’operazione dal punto di vista tecnico è ineccepibile: conveniente per entrambe le parti. La Juve si assicura un giocatore maturo, certamente non paragonabile al “muro” di Berlino 2006 ma ugualmente di livello superiore rispetto agli attuali elementi della difesa (Chiellini escluso). Recupera un leader in grado di guidare un reparto che troppo spesso si è sbriciolato, ricompone il tandem titolare della nazionale, si garantisce un baluardo con la personalità necessaria per far crescere i giovani. E tutto a parametro zero: non un dettaglio per una squadra che non può o non vuole investire in modo massiccio sul mercato. Nella scorsa estate, i tifosi bianconeri bloccarono la trattativa per l’acquisto di Stankovic. Con il senno di poi, bisogna constatare come il serbo si sia rivelata pedina preziosissima nello scacchiere di Mourinho, mentre la Juve ha continuato a patire la mancanza di qualità nella zona mediana. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Meglio accettare il ritorno dell’ex Pallone d’Oro. Magari non a braccia aperte ma senza scivolare nell’ostracismo. Ci sono matrimoni d’amore e matrimoni d’interesse. Le premesse sono diverse, ma non è detto che il lieto fine sia proprietà esclusiva dei primi…

Advertisement