Navigare tra le nuove proposte del mercato fotografico, per gli appassionati, è motivo di curiosità e, a volte, di meraviglia. Infatti, se da una parte si vedono grandi progressi dell’elettronica – soprattutto in materia di risoluzione, rapidità operativa e stabilizzazione d’immagine – con risultati fino a poco tempo fa inimmaginabili, dall’altra rinasce l’interesse per la pellicola e per le tecniche di stampa.
“Una volta preso l’abbrivio, bisogna navigare!”. Incalzava così un caro amico lupo di mare, ottimo insegnante per me ed altri aspiranti skipper, durante un corso di vela negli anni ‘80. Si può quindi andare avanti così, stando a guardare cosa tirano fuori dal cilindro le varie case produttrici; navigazione per diporto, tra le onde del mare fotograficum! Mi pare una buona occasione per valutare se e come possano aiutarci i nuovi dispositivi, più che altro in merito alla qualità dei risultati che si possono ottenere.
Partirei da una prima questione: la scelta della macchina più conforme ai miei gusti. Prendo ad esempio alcune nuove fotocamere che ripropongono un’estetica vintage; esternamente sono pressoché identiche ai vecchi modelli, ne ripropongono forme e disposizione dei comandi. È un fattore molto legato alle abitudini personali; per chi magari ha maneggiato nel passato apparecchi dello stesso marchio, dove ogni regolazione può essere trovata ad occhi chiusi. C’è sempre un po’ di ritrosia a cambiare l’impostazione a cui siamo abituati; se invece c’è una continuità ci ritroviamo a mettere le dita al posto giusto automaticamente. Inoltre, le proposte di apparecchi con forma diversa dal solito non hanno riscosso grande successo commerciale. Per quanto riguarda l’interno operativo invece, il “cuore” elettronico include tutte le opzioni tecnologiche del momento.
Continuando a navigare tra le nuove proposte, emerge una seconda questione: digitale o pellicola?
Sia le recenti novità, sia il mercato dell’usato offrono la possibilità di utilizzare apparecchi dove è necessario innanzitutto imparare a caricare un rullino di pellicola. Ottima occasione per chi magari ne aveva soltanto sentito parlare e vuole concedersi una prova; vediamo quindi qualche dettaglio di questa “antica esperienza”.
In un mondo che viaggia sempre più in fretta, uno dei fattori che sottolinea la differenza – rispetto al digitale – è quello dei tempi di attesa. Oggi siamo abituati a scattare una foto e visualizzarla immediatamente su di uno schermo; se usiamo la pellicola, invece, c’è necessariamente un tempo che deve intercorrere tra l’ultimo scatto, lo sviluppo della pellicola e la stampa. Il tempo è uno dei fattori che hanno caratterizzato il passaggio dalle foto “analogiche” agli scatti elettronici: poter vedere subito la fotografia, seppur in dimensioni e qualità ridotte, ha un altro effetto. Allo stesso modo mi sorge un pensiero che è collegato alle nostre azioni quotidiane, dove teniamo in mano il telefono per scattare fotografie a raffica in ogni occasione: abbiamo fretta di scattare e poi di rivedere subito le immagini. Dico proprio “a raffica” non a caso. Mentre prima il limite era costituito dalla lunghezza materiale del rullino – in condizioni ordinarie erano disponibili al massimo 36 scatti – oggi siamo invece abituati, disponendo di grandi spazi virtuali, a premere il pulsante (virtuale anche lui!) a ripetizione, così magari una buona esce fuori, nel mucchio…
A questo punto possiamo allora trasformare il navigare tra le nuove proposte nell’opportunità di concederci un attimo di riflessione. Proverbialmente la quantità distoglie l’attenzione dalla qualità: non applicare la dovuta attenzione alla ripresa produce più che altro fotografie da cancellare, ma questo è un altro paio di maniche, ne parleremo più avanti.